Addio al logo di San Giusto Nuovo stemma per la Diocesi

Bye bye San Giusto. Largo al nuovo stemma araldico, che unisce riferimenti alla storia della Chiesa tergestina, il monogramma di Cristo che richiama Aquileia tra le due palme simbolo dei martiri...

TRIESTE

Bye bye San Giusto. Largo al nuovo stemma araldico, che unisce riferimenti alla storia della Chiesa tergestina, il monogramma di Cristo che richiama Aquileia tra le due palme simbolo dei martiri triestini, ultimo dei quali il beato don Francesco Bonifacio, e il motto “in Christo salus” con cui si vuole offrire all’Europa una riflessione sulle sue radici cristiane. Così, la Diocesi di Trieste guidata dal vescovo Giampaolo Crepaldi ha il suo nuovo simbolo ufficiale: dopo 34 anni, va in pensione il logo che riportava le fattezze della statua di San Giusto piazzata a lato del campanile della cattedrale ed era completato dalla scritta in latino con cui si ricordava il fatto che San Giusto stesso è il patrono di Trieste. Il logo - così viene definito dalla Curia in una nota ufficiale - era entrato “in servizio” nel 1977, dopo la divisione delle allora unite Diocesi di Trieste e Capodistria. Queste avevano uno stemma araldico, unico.

Il 17 ottobre del 1977 Papa Paolo VI, con la Costituzione apostolica “Prioribus saeculi”, stabilì la divisione dei due territori delle Diocesi, decisione che di conseguenza determinò il venir meno della funzione dello stemma araldico. Nell’occasione fu creato per Trieste, come nuovo emblema, il logo di San Giusto. In teoria, una soluzione provvisoria. Di fatto, invece, valida per 34 anni. «Non era uno stemma», chiarisce don Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura, sottolineando come dietro alla decisione di predisporre la novità non vi siano altre questioni. «Abbiamo affidato il compito di realizzarlo - spiega ancora Malnati - a un istituto di araldica». Grazie agli esperti è stato così possibile rispettare nello stemma sia l’iter storico della Diocesi e sia, nel contempo, la ragione dell’essere Chiesa «che è l’annunciare Cristo anche con il martirio», scrive ancora la nota della Diocesi. Quanto al simbolo in sé, lo scudo araldico propone «la divisione a metà dello stemma federiciano di Trieste del 1464, rosso e bianco con l’alabarda dorata, e dell’aquila nera in campo giallo del Sacro Romano Impero», che «sono il segno di un “tempo concluso” - scrive la Curia - in cui la Chiesa tergestina aveva il “patrocinio imperiale” grazie al quale ebbe come suo vescovo Enea Silvio Piccolomini, poi Pontefice romano con il nome di Pio II». A completamento, attorno allo stemma c’è infine la scritta in latino “Santa Ecclesia Tergestina”.

 

(m.u.)

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