Addio al sub Fulvio Loperfido L’ultimo palombaro d’Italia
Si è spento domenica mattina, all’età di 76 anni, Fulvio Loperfido, storico subacqueo triestino. Loperfido, che da qualche anno si era trasferito a Santo Domingo, era ammalato. Il suo nome è legato a doppio filo con il settore, sia a livello imprenditoriale che amatoriale: in passato, a Trieste, aveva creato il “Sub Sea Club”.
Loperfido, da giovane, è stato anche un palombaro. «Era l’ultimo d’Italia», precisa il figlio Moreno. «Faceva parte degli incursori del gruppo “Teseo Tesei” della Marina Militare, aveva il brevetto. Nel corso degli anni ha poi svolto un percorso professionale con la sua ditta specializzata in lavori subacquei».
Un’impresa di famiglia, messa in piedi dal padre di Fulvio, che a Trieste aveva preso parte a numerose opere infrastrutturali in porto, sempre in ambito subacqueo: pontili, banchine e dighe, ad esempio.
«Mio papà – ricorda il figlio Moreno – è stato anche il primo costruttore italiano di un mini sommergibile privato e di una casetta subacquea».
«Una generazione di sommozzatori ed esperti è cresciuta con mio padre, che per questo motivo era molto conosciuto a Trieste, e la mia famiglia», annota ancora il figlio. «Una passione che ha portato avanti sia con il club che con l’impegno lavorativo. Viveva per il mondo subacqueo».
Loperfido, conclusa la lunga attività subacquea Trieste, negli ultimi anni abitava a Santo Domingo dove aveva aperto un hotel, il “Viejo pirata”.
Anni fa le attrezzature da palombaro di Loperfido figuravano tra i pezzi esibiti nella mostra “Abissi, viaggio nei misteri del profondo”, una rassegna di carattere scientifico che era stata ospitata nel comprensorio fieristico di Montebello.
Loperfido, inoltre, era stato anche il sub che, con l’assistenza dei sommozzatori, il 3 novembre 1984 aveva calato sul fondale del porticciolo di Grignano il “San Giusto del Mare”, la statua di bronzo dello scultore triestino Tristano Alberti. —
G.S.
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