Addio alla drogheria di Manuela e Giorgio bottega salvavita in via Lazzaretto vecchio

la storia
«Lei che la ga un po’ de tuto». Letteralmente: dalle collane alle borsette, dalle lampadine alle sigarette, passando per cacciaviti, sturalavandini, lacche, incensi, penne, matite e addirittura un pappagallo ospedaliero. La signora Manuela Radin ha perso il conto delle volte in cui, a ragione, l'hanno apostrofata così i clienti della storica drogheria al civico 16/g di via del Lazzaretto vecchio, gestita con il marito Giorgio. Quando la coppia titolare di “Fumi e profumi” andrà in pensione, a novembre, caleranno le serrande su una piccola “reliquia” urbana, al posto della quale aprirà la sede di un’associazione di volontariato per bambini.
«Abbiamo iniziato nel 1979 con la tabaccheria che era qui di fronte, di soli cinque metri quadrati - racconta Manuela -. Dopo una decina d’anni la signora che aveva la drogheria prima di noi ci ha offerto l’attività. All'epoca il locale si limitava all’area d’ingresso; dietro era tutto adibito a magazzino». La precedente gestione risaliva «almeno agli anni Cinquanta», come testimoniano i poster di sapore vintage «tutti originali» e gli scaffali di legno addossati alle pareti, simili a quelli delle vecchie farmacie. «E prima c’era un altro negozio ancora. Forse ho un modo di risalire alla primissima apertura», dice, agguantando da sottobanco un metro in legno per misurare stoffe. «Una volta bisognava andare ogni anno all’ufficio metrico di via Revoltella per farsi convalidare il metro con un timbro. Ecco: la prima scritta incisa risale al 1969-’70. Ma ci sono altri timbri, privi di data».
Il mistero rimane. In ogni caso era «un altro modo di lavorare, non un mordi e fuggi come adesso. C’era la cassa con i tasti grandi, stile macchina da scrivere. Nella stessa via c’erano due o tre latterie, due macellerie, altrettante panetterie con tanto di forno a legna e poi salumerie, negozi di frutta e verdura. In zona c’erano inoltre il Lloyd Adriatico, un maggior numero di sedi universitarie e il Fermi. Quando i grandi istituti si sono trasferiti si è smorzato un po’ tutto».
Lo spirito di quei tempi rimane vivo soprattutto nelle persone anziane, che «ancora oggi si fermano a scambiare quattro chiacchiere, raccontano a noi gli acciacchi che hanno, magari per paura di disturbare i figli. Saper ascoltare è parte del nostro lavoro. La signora Sara viene ogni mattina, un po’ a giocare, un po’ a controllare la ricarica del telefono; magari l’aiuto a cancellare i messaggi quando la memoria è piena: le cose che farei per una mamma, insomma».
Degna di nota anche l’aneddotica delle richieste buffe, da «quanto dura una penna Bic?» («dipende da quanto uno scrive», la corretta risposta di Manuela) alle lamentele sullo scarso ripieno delle caramelle: «Avrei dovuto scrivere un libro, su questi trentott’anni di attività - scherza la titolare della drogheria -. Se da un lato sono ovviamente felice di andare in pensione, dall’altro mi dispiace: ho visto persone nascere, crescere, avere figli. Se ci penso mi viene su il magone; dovrò venire a bere il caffè in via Lazzaretto vecchio di tanto in tanto per salutare tutti». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo








