Addio alla storica “ostessa” di via Flavia

A dicembre aveva festeggiato i 57 anni di ininterrotta attività, sempre nella stessa trattoria di famiglia, situata all’incrocio fra le vie Flavia e Forti, salutata dagli operai della zona industriale, dagli impiegati delle banche della zona, dai camionisti, dai mobilieri e dai tanti residenti e amici di famiglia che ne hanno sempre apprezzato le doti umane e professionali. Pochi giorni fa, alla vigilia del suo 84.o compleanno, è stata portata via ai suoi affetti da una breve ma grave malattia. Renata Senizza, un punto di riferimento per tutti nella zona, aveva iniziato nel lontano 1958 assieme al marito Violando, alla sorella Serena e alla cognata Nerina, un’avventura che ha poi attraversato epoche e profondi cambiamenti.
Negli anni ’50 l’area industriale era molto diversa da quella attuale: pochissime abitazioni, strade ancora da asfaltare, fabbriche che sorgevano lentamente nel dopoguerra. Il rione di Borgo San Sergio era in costruzione. Renata si impose subito all’attenzione di tutti per la competenza in cucina e la gentilezza nel servizio. «I camionisti e i mobilieri elessero ben presto la trattoria quale tappa irrinunciabile per la sosta dell’ora di pranzo durante i loro viaggi di lavoro - racconta il figlio Gianfranco, cresciuto nell’atmosfera del locale di famiglia e oggi impegnato nel continuare l’opera dei genitori assieme alla cugina Manuela, figlia di Serena - perché sapevano che, a qualsiasi ora giungessero, un piatto caldo fatto con passione, alla trattoria Senizza, era sempre pronto».
Dalla fama di brava cuoca al titolo di piccola istituzione rionale il passo è stato breve: negli anni, accanto alla clientela fissa dell’ora di pranzo, lo stuolo degli avventori aumentò progressivamente grazie all’organizzazione di tornei di carte. «La briscola e il tressette - riprende Gianfranco - in determinati orari dominavano la scena. Si allestivano tornei fra i clienti ma anche sfide con altre storiche trattorie triestine. Si arrivò addirittura a competizioni internazionali - aggiunge - con squadre della Slovenia e della Croazia». «Fino a poche settimane prima della morte, mia mamma Renata ha coordinato il lavoro di tutti noi. La breve malattia l’aveva indebolita nel fisico, ma non ne aveva scalfito lo spirito e la voglia di stare qui, assieme alla sua famiglia e ai suoi clienti. Continueremo nel suo ricordo - conclude il figlio - certi di fare ciò che lei avrebbe desiderato». (u.s.)
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