Affari di cuore e soldi. Imprenditrice in aula

Davanti al gip una donna accusata di aver ottenuto fondi regionali grazie alla consulenza del compagno
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 10 06 05 - Processo Buosi - sentenza
Lasorte Trieste 10 06 05 - Processo Buosi - sentenza

Si chiama Nicoletta Benvenuti, 52 anni. La sua sfortuna è stata quella di chiedere e ottenere come imprenditrice un contributo regionale e nello stesso tempo essere stata fidanzata e soprattutto - secondo il pm Antonio Miggiani - convivente con il titolare dello studio che si era occupato della definizione della pratica relativa ai contributi regionali. Per il pm tutto questo è fuorilegge. Con la convivenza tra fidanzati non spetta nessun contributo. E in effetti ne ha chiesto il rinvio a giudizio.

La donna, titolare della società Incipit Srl, comparirà oggi davanti al gip Laura Barresi. L’imprenditrice è accusata di indebita percezione di erogazioni pubbliche da parte della Regione: in tutto oltre 200mila euro. La singolare vicenda si snoda tra il 2009 e il 2011. L’irregolarità presunta era emersa da un controllo della guardia di finanza. I militari avevano accertato che l’imprenditrice non aveva dichiarato, così si legge nel capo di imputazione, che parte cospicua dell’attività di consulenza era stata svolta con l’intermediazione del consulente “more uxorio” Fabrizio Peloso, titolare di uno studio professionale. Da qui appunto l’apertura del fascicolo penale.

Ma la norma, come ha rilevato il difensore Davide Zignani in una memoria, non va certo a censurare i fidanzamenti. Si legge infatti: «Non è ammissibile la concessione di incentivi di qualsiasi tipo a fronte di rapporti giuridici instaurati, a qualunque titolo, tra società, persone giuridiche, amministratori, soci, ovvero tra coniugi, parenti e affini sino al secondo grado». Le relazioni sentimentali non sono previste.

Nella memoria del difensore inoltre viene rilevato che «non vi è mai stata alcuna stabile convivenza “more uxorio” tra Fabrizio Peloso e Nicoletta Benvenuti, bensì - così è scritto - una semplice relazione sentimentale iniziata quando il progetto finanziato aveva già avuto un consistente sviluppo».

Insomma la questione giudiziaria a questo punto non è di facile soluzione. La scelta è tra il cuore e il denaro. Ma in questo caso il paradosso è che l’indagata era semplicemente fidanzata e non sposata. Il fatto singolare è che i finanzieri hanno puntato la loro attenzione anche sulla vita privata. Infatti secondo il pm tale fidanzamento aveva - evidentemente - assunto dei contorni troppo impegnativi. I contorni erano stati tali - sempre secondo gli investigatori - da renderlo di fatto una vera e propria convivenza, “more uxorio”, come si legge appunto nel capo di imputazione. Insomma, la donna avrebbe dovuto troncare in anticipo la relazione sentimentale e poi chiedere i contributi regionali. Spiegando ovviamente che la storia era finita o che quantomeno non era una “cosa seria”. Oggi il giudice dovrà decidere se quei soldi - 200mila euro - sono stati erogati in maniera irregolare.

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