Affondo dei Cittadini su Cattinara

Dal movimento critiche alla riforma sanitaria: «Penalizza la sanità triestina»

Non si placano le polemiche sulla gestione del Pronto soccorso di Cattinara. Ma a intervenire, stavolta, non sono gli esponenti del centrodestra, bensì i rappresentanti dei Cittadini, forza politica alleata del Pd in Regione. «È ben vero che il sovraffollamento in Italia non è un fenomeno raro, ma per Trieste è un fenomeno nuovo viste le mostruose proporzioni che ha assunto nel corso del 2016 - rileva Giulio Bonivento, vicepresidente del movimento -. E la responsabilità non può certo essere attribuita alla vecchia direzione della struttura, dal momento che le criticità si sono manifestate solo di recente».

Le cause tuttavia, secondo Bonivento, non andrebbero ricercate soltanto nella riforma sanitaria, «per quanto la soppressione a Trieste di un certo numero di posti letto abbia ridotto quel pur piccolo surplus che, nei momenti di maggior richiesta, garantivano un ricovero di qualità adeguata a tutti i pazienti». «Nei prossimi giorni - rende noto il rappresentante dei Cittadini - si presenteranno all’assessorato alla Salute gli Atti aziendali, che modificheranno stabilmente le strutture e renderanno operativa la riforma a Trieste e Udine. Se però le notizie filtrate, numerose e tutte concordi, sono vere, la situazione triestina verrebbe fortemente penalizzata dalla fusione della Medicina d’Urgenza con il Pronto soccorso sotto un unico direttore, unendo gli organici attuali in un’unica struttura».

Una scelta che si muove sul modello degli ospedali di Udine e Pordenone. «Una motivazione tecnicamente povera - ammonisce Bonivento - visto che le due strutture hanno mission e funzioni molto distinte. Si tratta di un reparto ad alta competenza, unico in regione e sorto per la particolare intuizione del dottor Weiss molti anni fa, e che ha sempre agito ad ottimi livelli. Temo che oscurarlo in un momento particolarmente critico per l’area dell’emergenza triestina sia rischioso e ingiustificato. Senza contare - conclude - che rimane irrisolta la domanda. Quali sono le basi scientifiche che certificano il modello regionale e bocciano quello triestino?». (g.s.)

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