Agenti marittimi, Busan ai vertici nazionali

La creazione di un distretto marittimo sempre più unito per rendere competitivo il porto di Trieste e attirare l'attenzione nazionale sulle criticità del nostro sistema portuale, soprattutto quelle relative ai costi. Con questi due obiettivi intende iniziare il suo mandato Pietro Busan, presidente dell’Associazione Agenti marittimi del Friuli Venezia Giulia e da qualche giorno vicepresidente nazionale della Federagenti con sede a Roma. Un segnale importante, l'elezione di un rappresentante triestino (Busan è anche amministratore delegato della G. Tarabochia & Co di Trieste), perché potrebbe confermare l'interesse nazionale per lo sviluppo dei traffici nel Nord Adriatico.
«La nostra Associazione sta partecipando a tutte le attività legate all’interesse della portualità nella regione, si confronta giornalmente con le istituzioni – dice Busan - con le quali ha un rapporto franco e cordiale basato su una collaborazione più che costruttiva. Questo incarico, estremamente impegnativo, ci consentirà di portare le nostre problematiche al centro del sistema portuale italiano».
Federagenti nazionale raggruppa 22 associazioni federate, alle quali aderiscono circa 600 aziende che danno lavoro a più di 8mila addetti, il tutto per un giro d'affari di oltre un miliardo di euro l’anno. In regione l’Associazione Agenti marittimi riunisce una quarantina di aziende, occupandosi di consulenza e assistenza per questioni relative al porto di Trieste, ma anche a quelli di Monfalcone e Porto Nogaro. Con Busan sono stati eletti alla carica di vicepresidenti anche Norberto Bezzi (Ravenna), Laura Miele (Livorno) e Giulio Schenone (Genova).
Busan non nega l'importanza della sua elezione, nell'ottica del territorio rappresentato: «Mi piace considerarlo un riconoscimento non solo personale ma del lavoro profuso da tutto il consiglio direttivo della nostra associazione. È importante poi che localmente ci sia un cluster marittimo che lavori in coordinamento e che si muova con identiche finalità. Le sfide di competitività con gli altri porti si vincono sul piano delle infrastrutture, della competenza ma soprattutto dei costi. È per questo che siamo estremamente preoccupati dall’ultimo rilevante, aumento delle tasse e diritti portuali – aggiunge il vicepresidente nazionale degli Agenti marittimi - che rischia di allontanare i traffici esistenti e compromettere seriamente quelli futuri e dimostra ancora una volta quanto il sistema politico non conosca a fondo i meccanismi che regolano le necessità del sistema portuale del Paese».
Gli aumenti ai quali si riferisce Busan sono quelli relativi alle tasse di ancoraggio e dei diritti portuali (fermi al 1993), contenuti in un decreto interministeriale Trasporti-Finanze. Il provvedimento era nell'aria da tempo ma gli addetti ai lavori non si aspettavano di vederlo applicato in tempi così stretti, soprattutto in considerazione del momento di crisi che sta vivendo lo shipping nazionale e internazionale.
Riccardo Coretti
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