Albania in preda al caos istituzionale. Meta: domenica niente elezioni

Ma la maggioranza del premier Rama è contro il presidente. L’opposizione boicotta il voto. Chiesa: no comizi in edifici sacri
Image: 0197220537, License: Rights managed, Albanian Prime Minister Edi Rama speaks during a press conference announcing the candidate status for Albania to the European Union in Tirana on June 24, 2014. Albania cleared the first hurdle on its long path to European Union membership on June 24, with the EU granting candidate status on the country's fourth try. Albania has failed to win the coveted status three times since 2009., Place: ALBANIA, Model Release: No or not aplicable, Credit line: Profimedia.com, AFP
Image: 0197220537, License: Rights managed, Albanian Prime Minister Edi Rama speaks during a press conference announcing the candidate status for Albania to the European Union in Tirana on June 24, 2014. Albania cleared the first hurdle on its long path to European Union membership on June 24, with the EU granting candidate status on the country's fourth try. Albania has failed to win the coveted status three times since 2009., Place: ALBANIA, Model Release: No or not aplicable, Credit line: Profimedia.com, AFP

TRIESTE L’Albania è nel baratro istituzionale. La guerra tra governo, opposizione e presidenza della Repubblica ha mandato in tilt ogni funzionamento degno di uno stato di diritto. E il tutto mentre l’Europa, nell’autunno prossimo, dovrebbe concedere a Tirana assieme a Skopje lo status di Paesi in via di adesione. L’ultima puntata di questa funerea (per la democrazia) telenovela la firma il capo dello Stato in vista delle elezioni amministrative di domenica prossima. Il presidente della Repubblica Ilir Meta ha detto infatti che «il 30 giugno non ci saranno elezioni. Legalmente questa data non esiste», ha sostenuto il capo dello Stato, secondo il quale la decisione presa dal Collegio elettorale - che ha praticamente bocciato il suo decreto per l'annullamento della data delle amministrative - sarebbe «illegittima» in quanto «il Collegio non ha nessuna competenza a valutare un decreto del presidente della Repubblica».

Meta ha parlato di «ricatti e pressioni da parte della maggioranza» del premier socialista Edi Rama nei confronti dei membri del Collegio. La maggioranza non ha riconosciuto il decreto di Meta e prosegue la campagna elettorale. L'opposizione di centrodestra guidata da Lulzim Basha ha boicottato le amministrative e minaccia di non consentirne lo svolgimento, e la scorsa settimana i suoi sostenitori hanno assalito le sedi delle commissioni elettorali zonali, in varie città del Paese distruggendo i materiali dedicati al giorno del voto. La comunità internazionale esorta ad evitare gli atti di violenza. Il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi ha parlato al telefono con Rama e Basha sottolineando che «la sicurezza e la correttezza del processo elettorale vanno assicurate». Il capo dello Stato albanese ha ribadito, tuttavia, che il suo decreto che ha annullato la data delle amministrative «è in vigore. Io non ho annullato le elezioni né negli Stati Uniti, né in Italia. In Albania l'unica istituzione che stabilisce la data delle elezioni è il presidente della Repubblica», ha sottolineato Meta, considerando «fasullo un processo elettorale monopartitico».

E, nelle ultime ore, ad aggiungere ulteriore tensione c’è la nuova tensione tra Stato e Chiesa ortodossa. In vista delle elezioni locali la Chiesa ortodossa del Paese ha invitato i politici a non utilizzare le proprie sedi per attività politiche, e questo a seguito di almeno due occasioni in cui i candidati a sindaco sono stati visti parlare agli elettori all'interno delle chiese. «L'uso delle chiese per l'attività politica insulta i sentimenti religiosi e istituzionali», si legge in un comunicato della Chiesa ortodossa. Domenica scorsa, il metropolita di Apollonia e Fieri ha dichiarato che l'uso di chiese per tali scopi era sacrilego.

La polemica è iniziata dopo che il sindaco di Tepelena, Termet Peci, che è in corsa per un terzo mandato per il Partito socialista al governo in elezioni locali boicottate dai principali partiti di opposizione, si è rivolto ai sostenitori dall'altare di una chiesa nel villaggio di Lekel. Majlinda Bufi, il sindaco di Roskovec, nel frattempo ha rilasciato un'intervista per Ertv, un canale televisivo online vicino al primo ministro socialista Edi Rama, all'interno di una vecchia chiesa.

La Chiesa dice che in entrambi i casi non ha dato il permesso per questi eventi. «Tale uso è un sacrilegio dei luoghi santi e un insulto ai credenti», ha replicato. Ma il sindaco Bufi di Roskovec ha insistito sul fatto che, poiché la chiesa in questione era un monumento storico, apparteneva al ministero della Cultura, non alla Chiesa.

Oramai siamo al tutti contro tutti. —


 

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