Alla gradiscana Corbatto il Corridoio Umanitario vale il premio dell’Onu

GRADISCA. C’è anche una gradiscana fra le personalità premiate per il progetto dei Corridoi Umanitari. Giovanna Corbatto, 37 anni, già capo area immigrazione della Caritas diocesana e ora destinata a importanti incarichi in seno a Caritas Italiana, ha fatto parte della delegazione che nei giorni scorsi a Roma è stata insignita del prestigioso premio Nansen dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
La cerimonia si è tenuta nella residenza dell’ambasciatore norvegese a Roma, promossa dai governi del Paese scandinavo e da quello svizzero. Di fatto, il “Nobel” per chi aiuta i rifugiati. Del resto il sogno di Giovanna, sin dai tempi in cui frequentava il ricreatorio parrocchiale Coassini, è un mondo solidale. Un obiettivo per il quale non si è mai fermata, dai primi incarichi in Caritas, ove ha gestito l’emergenza-immigrazione a Gorizia, al progetto di accoglienza diffusa nel quale – afferma tuttora – crede ciecamente. Sino a questo delicatissimo incarico che la vede impegnata in prima fila.
Corbatto non desidera che si parli troppo di lei. La sua preoccupazione, piuttosto, è che si spieghi correttamente cosa sono i Corridoi Umanitari che tanto la stanno assorbendo in questa fase della sua vita. Tanto che il giorno dopo la consegna del premio, a Roma, stava già procedendo alla programmazione per gli arrivi di novembre. «Penso di avere perso il conto delle albe che ho visto dall’aeroporto di Ronchi per programmare arrivi ed accoglienze. Penso ai miei colleghi che da qualche anno fanno la spola Italia–Etiopia-Giordania–Turchia, in luoghi dimenticati dal mondo a incontrare le persone da inserire nel programma dei corridoi. E a quanti sui territori hanno reso i corridoi umanitari possibili. Questo riconoscimento mostra a tutti ancora una volta che vie legali e sicure non solo esistono, ma funzionano bene».
I Corridoi Umanitari, voluti e realizzati dalla società civile in collaborazione con il governo italiano, sono promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, Cei-Caritas Italiana, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) e Tavola Valdese. Sono stati premiati perché garantiscono che migliaia di rifugiati e persone con esigenze specifiche possano contare su un canale sicuro per ricevere protezione e la possibilità di ricostruirsi un futuro migliore in Italia. «I Corridoi Umanitari rappresentano una via sicura per le persone costrette a fuggire da guerre e persecuzioni, una delle poche alternative ai pericolosi viaggi in mare», spiega Corbatto. Da febbraio 2016 a oggi sono arrivati in Italia oltre 2.000 rifugiati in base a quattro accordi distinti, firmati dalle quattro realtà religiose insieme al ministero dell’Interno e al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il primo corridoio, attivato nel dicembre 2015 in risposta al sempre crescente numero di morti in mare, ha visto il trasferimento di 1.035 rifugiati, soprattutto di origine siriana dal Libano; il secondo, attivato nel gennaio 2017, il trasferimento dall’Etiopia di 498 rifugiati provenienti prevalentemente da Eritrea e Somalia; e il terzo, attivato nel novembre 2017, il trasferimento di altri 595 rifugiati siriani dal Libano. Inoltre, nel maggio 2019 è stato firmato un quarto protocollo di intesa che prevede il trasferimento di altri 600 rifugiati da Giordania, Etiopia e Niger. Le realtà promotrici del programma assicurano a loro spese il trasferimento dei rifugiati in Italia, cosi come l’accoglienza e l’assistenza necessaria per riuscire ad avviare percorsi di intergrazione nel nostro Paese. —
L. M.
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