Gli allievi alpini sbarcano dal mare e per il Cappello scalano le falesie
Esercitazione finale a Sistiana per i 140 volontari in ferma iniziale del corso “Monte Nero III”

L’arrivo via mare a bordo di un battello del 2^ Reggimento Genio della Brigata alpina Julia, lo sbarco sulla spiaggia con zaini e fucili, quindi l’assalto alla parete verticale con corde e scarponi. Chi lo ha detto che gli alpini stanno solo in montagna? Tra mercoledì e giovedì gli allievi del corso Vfi-Volontari in ferma iniziale del Centro addestrativo alpino dell’Esercito hanno simulato l’assalto a una postazione nemica posizionata in cima alle falesie di Sistiana.
Divisi in squadre, i 140 aspiranti alpini del Corso di formazione “Monte Nero III” hanno approcciato all’obiettivo sotto lo sguardo attento del Capitano Alessandro Marino, comandante della 43^ Compagnia, e del Colonnello Daniele Simeoni, comandante del Reggimento Addestrativo di Aosta.

«Siete in campo aperto, dovete aprirvi di più», osserva il Capitano Marino rivolgendosi alla squadra che si è appena posizionata alla base della parete di roccia in modo troppo raccolto. In questa fase, ogni errore, anche il più piccolo, viene evidenziato. In un’azione reale, anche il dettaglio più insignificante potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte, prima ancora che tra il successo e l’insuccesso della missione. Quindi, meglio commetterlo ora piuttosto che in azione.
Gli allievi si aprono a ventaglio. La copertura dei fucili è totale: c’è chi punta verso il mare e chi punta verso terra, ma c’è anche chi puntano verso l’alto. L’eventualità che un nemico si affacci dal costone roccioso non è da sottovalutare. Uno alla volta gli allievi cominciano ad arrampicare.

A vigilare su di loro ci sono gli istruttori di roccia che, a loro volta, nei giorni scorsi hanno fatto la loro esercitazione tracciando le linee di salita sulle falesie. Come ricorda il generale Simoni, il Monte Nero – che dà il nome al corso – è stato conquistato così. Magari non sarà mai più necessario ripetere un’impresa simile, ma è necessario essere preparati all’eventualità.
Con il peso dello zaino sulle spalle, il fucile al fianco e gli scarponi da montagna ai piedi, l’ascesa è faticosa e non semplice. Bisogna essere concentrati e vigili. Il pericolo non viene solo dal “nemico”: «Sasso», grida un allievo per avvisare che da sotto il suo piede si è staccata una pietra e che questa sta precipitando nel vuoto. Una volta in cima, gli allievi affrontano l’avversario e al termine dell’ingaggio scendono in corda doppia per poi passare alla prova successiva.

L’attività finale organizzata tra la baia di Sistiana e la Val Rosandra ha richiesto di mettere in campo tutti gli insegnamenti ricevuti nel corso dell’addestramento delle ultime undici settimane: è il risultato delle competenze tattiche acquisite nel corso Fucilieri e di quelle tecniche acquisite nel corso Alpinismo e permetterà agli allievi alpini di ottenere domani pomeriggio il tanto desiderato cappello con la penna nera.
Riproduzione riservata © Il Piccolo








