All’Università di Trieste l’attualità di Einaudi: «Valori veri, gigante del Novecento»
Il convegno dedicato allo statista: 70 anni fa la laurea ad honorem in Economia, mentre Trieste tornava all’Italia
![Luigi Einaudi](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/d3ca9019-8e73-4689-9b72-cd8ef60a28a4/0/alluniversita-di-trieste-lattualita-di-einaudi-valori-veri-gigante-del-novecento_einaudi.webp?f=16%3A9&w=840)
Un gigante del Novecento che ci lascia un’eredità attualissima. «Luigi Einaudi ci parla oggi più che mai. Il suo pensiero e il suo esempio intercettano molte delle sfide contemporanee: i valori di libertà e democrazia, la necessità di un’Europa unita, l’economia come strumento per valorizzare la dignità delle persone, lo spirito di servizio allo Stato, il rigore della Finanza pubblica». L’enorme portata del suo “lascito” è emersa ieri mattina dal convegno organizzato dall’Università di Trieste e dalla Fondazione Luigi Einaudi, in partnership con la Società Internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici, sociali ed etici. L’ateneo ha voluto celebrare con un incontro il grande economista e statista, nonché primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento nel 1948 ed ex Governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948.
![Il tavolo dei relatori al convegno Foto Andrea Lasorte](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/5061ea5d-8c72-4fc3-b4e1-02b92e4c4c2c/0/01caape6x14028n_132759421_1733506701997_colore-f.webp)
Settant’anni fa la laurea ad honorem
L’occasione è un triplice anniversario in cui la figura poliedrica di Einaudi si intreccia alla storia di Trieste e dell’Ateneo. Settant’anni fa, nel 1954, all’allora presidente della Repubblica venne conferita la laurea ad honorem in Economia e Commercio, in occasione del ritorno di Trieste all’Italia. Lo stesso riconoscimento di cui è stato insignito lo scorso aprile l’attuale inquilino del Quirinale, Sergio Mattarella (con Borut Pahor). Quest’anno, inoltre, ricorrono i 150 anni dalla nascita dell’economista (1874-1961), considerato il “presidente del miracolo” per aver piantato i semi che hanno permesso il boom economico. L’altra ricorrenza importante è il centenario dell’Università, fondata nel 1924 e da sempre improntata a fornire conoscenze e strumenti che permettano agli studenti di capire la realtà e affrontarne le sfide, con una costante proiezione verso gli scenari futuri. Proprio come sosteneva Einaudi, nel suo celebre motto “Conoscere per deliberare”. Una massima che l’Ateneo ha fatto propria.
Sala del campus gremita
![La sala gremita Foto Andrea Lasorte](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/2ea3429a-2339-4cd7-8936-b32c41812c08/0/01caape6x14028n_1327594214kp4.webp)
A fare gli onori di casa, nella sala conferenze del Campus gremita di accademici, studenti, autorità ed esponenti del mondo dell’economia e della finanza, sono stati il rettore Roberto Di Lenarda e la direttrice del dipartimento Deams Donata Vianelli. «Era doveroso all’interno delle celebrazioni del centenario dell’Università di Trieste dedicare un evento al ricordo di Luigi Einaudi – ha affermato il rettore –. È stato un uomo di stato e di scienza, legato a un episodio molto importante per il nostro Ateneo e per la nostra città». Al microfono si sono poi alternati Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi; Emma Galli, docente di Scienza delle Finanza alla Sapienza di Roma nonché direttrice del comitato scientifico della Fondazione stessa; Francesco Magris, professore di Politica Economica a Trieste e Giacinto Micucci, vicedirettore della sede triestina della Banca d’Italia. Ha moderato l’incontro Fabrizio Brancoli, vice direttore del Gruppo Nem con delega al Piccolo. Sono intervenuti anche il professor Gianluigi Gallenti, presidente del Comitato Centenario e l’assessore comunale Maurizio De Blasio. In sala è stato proiettato il documentario “Il presidente del miracolo”, diretto da Pupi Avati, che ripercorre la biografia del poliedrico Einaudi.
Gli approfondimenti dei relatori
Ciascuno dei relatori ne ha poi approfondito una sfaccettatura: l’Einaudi giornalista, lo scienziato delle Finanze, l’economista, il “timoniere” della Banca d’Italia, l’uomo delle istituzioni che nel Dopoguerra avviò quelle politiche monetarie ed economiche che posero le basi per il boom dei decenni successivi. «La sua eredità è enorme – ha spiegato Cangini –. A partire dallo stile con cui ricopriva i diversi ruoli e rappresentava le istituzioni: con sobrietà, sottile ironia, una proverbiale parsimonia e un’autorevolezza che derivava dalle sue vaste competenze». Tutto il contrario di certi protagonismi politici di oggi. Anche sullo scacchiere europeo Einaudi aveva precorso i tempi: «Già a fine Ottocento aveva visto l’Europa unita come una necessità, senza per questo annullare le identità nazionali – aggiunge Cangini–. Diceva che “l’alternativa non è tra essere o unirsi, ma tra unirsi e scomparire”». C’è poi la riflessione sulla spesa pubblica: «Era un sostenitore del debito pubblico in alternativa alla pressione fiscale – ha illustrato la professoressa Galli – a patto che fosse “buono”, cioè improntato agli investimenti, e che fosse attuato in determinate situazioni. Anche le sue riflessioni sulla giustizia tributaria sono quanto mai attuali». Pure al timone della Banca d’Italia Einaudi ha lasciato il segno, nonostante il breve mandato (1945-1948). «Per la stabilizzazione monetaria – ha ricordato il vice direttore Micucci – ma anche nella comunicazione dell’operato dell’ente, improntata alla trasparenza». «Einaudi è stato un esempio – ha concluso il rettore – di cui oggi sentiamo la mancanza».
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