Alma, negati i domiciliari a Scavone: resterà in carcere

TRIESTE Resta in carcere Luigi Scavone, ex numero uno dell’Alma spa ed ex presidente della Pallacanestro Trieste. Il gip del Tribunale di Napoli Valentina Gallo ieri ha respinto la richiesta dei domiciliari avanzata nei giorni scorsi dal difensore, l’avvocato Alfonso Furgiuele.
Scavone, indagato assieme ad altri presunti complici per l’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali in relazione al giro di affari della società di lavoro interinale, rimane dunque in cella a Poggioreale. È detenuto dal 26 marzo, dopo l’arresto nella sua villa di Napoli.
Il motivo del rigetto? Servono accertamenti su quanto affermato dall’indagato nel corso dell’interrogatorio fiume reso un mese fa davanti ai due pm del pool di magistrati della Procura di Napoli cui fa capo il fascicolo.
La Guardia di finanza, presente all’interrogatorio, intende ora passare al setaccio tutte le dichiarazioni dell’imprenditore in merito alla maxi evasione fiscale contestata al gruppo Alma e a varie altre società collegate. Si tratta di ben 70 milioni di euro, frutto di un complesso meccanismo di indebite compensazioni di crediti tributari fittizi ottenuto attraverso varie imprese che emettevano, secondo l’accusa, fatture false. Il credito sarebbe poi stato ceduto alle aziende del gruppo con un contratto certificato da professionisti compiacenti.
Un sistema, questo, che si sarebbe perpetrato per alcuni anni e che permetteva – stando alla pista investigativa seguita dagli inquirenti – di non pagare imposte e contributi previdenziali e assistenziali.
Nell’interrogatorio di un mese fa Scavone ha ammesso la propria fetta di responsabilità. Ma, evidentemente, ora i finanzieri vogliono andare ancora più a fondo.
«Ci sono verifiche in corso su quanto ha dichiarato il mio assistito – conferma l’avvocato Furgiuele – e quindi per il momento l’istanza per i domiciliari non è stata accolta. Ora quindi chiederemo un nuovo interrogatorio al pm per chiarire ciò che è ancora necessario».
Durante l’arresto i finanzieri avevano sequestrato un vero e proprio patrimonio: ville, cinque milioni di euro in contanti, quadri, Rolex, auto di lusso, uno yacht di 17 metri, lingotti d’oro e gioielli. Beni che sarebbero riconducibili ai principali indagati del caso Alma: lo stesso Scavone e il presunto complice principale Francesco Barbarino. —
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