Altri 30 vigili del fuoco di Trieste in Abruzzo«La situazione è peggiore di quanto previsto»

TRIESTE
Altri trenta vigili del fuoco di Trieste sono partiti ieri mattina per l'Abruzzo, dove daranno il cambio ad altrettanti colleghi impegnati nelle zone del sisma da lunedì. Tra il personale in partenza anche cinque operatori del nucleo speleo-alpino-fluviale specializzati nel soccorso con tecniche di derivazione speleoalpinistica.


Nei giorni scorsi era stato messo in preallarme e successivamente chiamato all’Aquila il 37enne triestino Franc Fabec, componente della Commissione operativa disostruzione del corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico. Le sue competenze tecniche, piuttosto rare in Italia, attengono all’impiego di microcariche ed esplosivi per la creazione di varchi attraverso cui liberare le persone intrappolate tra le macerie. Allertato a causa del sisma il cui epicentro si è registrato a Paganica, a 10 chilometri dal capoluogo abruzzese, si è messo immediatamente in viaggio per prestare soccorso.


«Ho operato come disostruttore nel centro storico – ha raccontato ieri – impiegando tutte le attrezzature necessarie, dal cuscinetto pneumatico per sollevare i detriti alle braccia. Purtroppo, fino a oggi, ho estratto solo corpi di persone decedute. Qui ci sono stati parecchi decessi: si tratta di una delle zone più colpite dal terremoto».


«Ho trovato – ha concluso - un quadro della realtà peggiore rispetto a quello ipotizzato. È da ieri (mercoledì, ndr) che lavoro e non mi sono mai fermato fino a stamattina alle 9. Finché c’è la speranza di trovare qualcuno in vita si va avanti». Gli interventi sono spesso complicati dalle scosse telluriche, che circa ogni due ore fanno tremare la terra. Lo sa bene il caposquadra del comando goriziano dei vigili del fuoco Enrico Bregant: «L’altro giorno – ha riferito – siamo dovuti intervenire nella camera mortuaria allestita all’Aquila, nella sede della Guardia di finanza, poiché a causa delle vibrazioni sono piombati dei calcinacci sopra le bare e alcune salme: noi siamo stati chiamati a rimuovere le macerie». Oggi, intanto, dovrebbe rientrare a casa il primo contingente partito lunedì, tra cui figurano anche i due pompieri triestini Alessandro Braz di 39 anni e Fabio Bartoli di 36.


«Nella prima fase dell’intervento – ha spiegato Braz – sono stato impegnato soprattutto nella logistica, per la creazione del campo base, il montaggio delle tende e dei servizi igienici. Poi, mi sono adoperato nel recupero degli oggetti indispensabili al fabbisogno individuale. Queste persone sono rimaste senza alcun bene e così ora tocca a noi, nel caso di edifici non pericolanti o a rischio crollo, entrare nelle case per recuperare indumenti e alimenti».


«Lunedì siamo stati subito allertati – ha riferito il collega Bartoli – e alle 7 ci trovavamo già nella colonna mobile, mentre alle 22 prestavamo i primi aiuti sul posto. Mi ha colpito molto l’ospitalità e la gratitudine di queste persone, che restano affrante dall’impossibilità di offrirci un caffè o qualcos’altro: gesti banali, che prima di perdere tutto, venivano elargiti senza problema. Questa gente non ha più nulla e nei primi giorni è stata costretta a dormire in auto: io ho una moglie e un bimbo di 8 anni e sono rimasto profondamente colpito da quanto è accaduto».

Riproduzione riservata © Il Piccolo