Altri negozi in chiusura: Grado torna a discutere su come rilanciare il commercio di qualità
Bonaldo (FI): «Va messo un freno al proliferare delle attività etniche». Il sindaco Corbatto: «Estenderemo il divieto degli stendini all’esterno»

Per fine anno si accingono a chiudere i battenti a Grado almeno tre attività nella centrale via Marina. Subentreranno altri gestori o i negozi rimarranno sfitti, come molti altri del centro? Difficile dirlo ora, ma - fra la popolazione - già serpeggia un timore. Come avviene ormai da tante parti, i negozi di pregio chiudono e il loro posto viene occupato perlopiù da negozi di minore qualità, talvolta gestiti da stranieri. Anzi, a Grado, secondo il referente locale di FI Renato Bonaldo, diventano «negozi etnici quasi esclusivamente gestiti da extracomunitari»:
«Continua così l’impoverimento dell’offerta commerciale e turistica dell’isola. Chi amministra non può far finta di non vedere cosa sta accadendo, quindi il Comune intervenga con un regolamento per arginare e se possibile invertire il trend. Perché i turisti chiedono tutt’altro tipo di offerta commerciale. Quanti sono oggi i negozi etnici a Grado? Da assessore avevo proposto di fare nostra una delibera già adottata dal Comune di Monfalcone che limita il numero dei negozi etnici, ma purtroppo non sono stato seguito da chi, nella Giunta Kovatsch, aveva la responsabilità del commercio. Oggi la Regione, su proposta del consigliere Calligaris, in vista dell’approvazione del nuovo Codice unico del turismo e del commercio, intende introdurre limiti chiari per evitare una proliferazione incontrollata di esercizi commerciali etnici nei centri storici dei comuni. Un passo importante che deve essere accompagnato da un’azione anche da parte del Comune di Grado».
«Qualora l’amministrazione comunale intenda affrontare, gestire e arginare il proliferare dei negozi etnici, cosa che auspico, da parte di Forza Italia - conclude lo stesso Bonaldo - annuncio collaborazione e disponibilità nel sedersi intorno a un tavolo e lavorare assieme per una soluzione che salvaguardi l’identità, il tessuto sociale delle nostre comunità e l’offerta turistica e commerciale. Questo perché i turisti che vengono a Grado cercano il “made in Italy” e dobbiamo essere capaci di offrire loro qualità e non quantità».
«La vicesindaco Reverdito e l’assessore al Commercio Toso sono di ritorno da una due giorni di focus sul commercio a Riccione assieme agli altri comuni del G20 Spiagge, network che l'amministrazione di cui faceva parte Bonaldo ha sempre snobbato».
Così il sindaco Giuseppe Corbatto, il quale sostiene che «uno dei punti discussi in questi giorni è l’impotenza, da parte delle amministrazioni comunali, di intervenire in modo efficace per regolamentare il proprio territorio proprio a causa delle leggi nazionali e regionali, tant’è che il network stesso si è proposto di spingere nei confronti del Governo centrale per una revisione normativa che metta di nuovo al centro i comuni valorizzando i negozi di prossimità»: «Nel nostro caso, a differenza di Bonaldo, non ne facciamo una questione ideologica bensì di offerta qualitativa che deve puntare sulla promozione del territorio nonché di necessità di preservare il tessuto sociale che passa attraverso il mantenimento dei cosiddetti negozi di vicinato che vanno via via scomparendo soprattutto a causa della grande distribuzione». Corbatto aggiunge che «è stata presa nota degli esempi virtuosi presenti in altri comuni e in altre regioni, quali l’Emilia Romagna, e, a seguito dell'approvazione della legge regionale sul terziario, interverremo con una modifica regolamentare a livello comunale recependo la nuova normativa. Saremmo ben lieti di andare verso un’offerta merceologica che elimini la paccottiglia e valorizzi le merci locali e di qualità». Inoltre, «come Comune di Grado», afferma Corbatto, «porteremo le proposte e i contributi gradesi all’attenzione dell’amministrazione regionale sulla base delle esigenze specifiche del nostro territorio. Come primo passo è nostra intenzione estendere quanto previsto già per il centro storico anche nelle aree limitrofe, il che significa estendere il divieto di occupazione all’esterno con gli stendini a carico delle attività commerciali».
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