Alutec e Radio Trevisan, altri 27 senza lavoro

Prima di Natale perderanno il posto di lavoro anche loro per chiusura dello stabilimento. E sono tutti over 40, perciò con enormi difficoltà a rientrare in un qualsiasi ciclo produttivo. Sono i 12 dipendenti della Alutec, storica azienda di accessori per serramenti. Ieri, Michele Zecchin, delle Rsu della Alutec, ha partecipato a un incontro organizzato nel gazebo di piazza della Borsa, sede del presidio sindacale di Sertubi e Duke, per spiegare la situazione. «Un anno fa - ha ricordato - l'amministratore delegato disse che era inevitabile chiudere l'attività per calo della domanda. La proprietà decise di rinunciare allo stabilimento di Trieste e di spostare tutto in Piemonte, dove era attivo quello originario. Per fortuna - ha precisato Zecchin - il trasferimento da Trieste al Piemonte è durato un anno e in una dozzina di noi siamo stati impiegati in questo compito. Altri 5 lavoratori si sono nel frattempo ricollocati e 4 si sono trasferiti in Piemonte - ha aggiunto - mentre gli altri 15 sono andati purtroppo subito a casa. A metà dicembre però Trieste chiuderà definitivamente e per noi non ci saranno più speranze per il futuro». A breve anche i 12 che finora si sono salvati nell'ultimo anno saranno senza occupazione. «Il settore immobiliare, di cui rappresentiamo l'indotto - ha concluso Zecchin - ha accusato un calo del 30 per cento e queste sono le conseguenze. Se non si costruiscono o ristrutturano immobili, non servono serramenti».
Destino simile quello di Radio Trevisan, altra storica azienda che si occupa di apparecchi per intercettazioni. «Dei 36 dipendenti in forza - ha spiegato ieri Umberto Salvaneschi, della Fim, sigla che assieme alla Fiom ha gestito la trattativa con la proprietà - ne sono rimasti 12, perché siamo riusciti a ottenere, dalla casa madre di Milano, che a Trieste rimanesse attivo un nucleo operativo. Degli altri 24 - ha proseguito - 9 hanno utilizzato l'incentivo all'esodo perché hanno trovato un'altra occupazione, ma per i 15 rimasti l'orizzonte prevede due anni di cassa integrazione, poi c'e lo spettro della mobilita.». «La crisi ha colpito gravemente il mondo del lavoro - hanno spiegato Adriano Sincovich, Luciano Bordin e Vincenzo Timeo, di Cgil, Cisl e Uil - e sono stati coinvolti tutti i settori produttivi, non solo quello industriale e il commercio, ma anche i tradizionali comparti di compensazione: terziario e pubblico impiego che, oggi, non riescono più a riassorbire i posti di lavoro persi.
Ugo Salvini
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