Amianto, 600 lavoratori chiedono i risarcimenti

Sono 600 i lavoratori di fabbriche del Monfalconese esposti all’amianto che finora si sono rivolti al Giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento economico del “danno differenziale”, il risarcimento del danno subito a livello globale dalla persona a causa della malattia professionale, tolto in sostanza quanto eventualmente erogato dall’Inail. In 100 hanno già ottenuto un risarcimento dalle aziende per cui lavoravano, i cantieri navali, ma anche le Ferrovie dello Stato: gli indennizzi vanno dagli 80 ai 200mila euro pro capite. In media, si tratta di una cifra superiore ai 10 milioni di euro, destinata a crescere, vista la mole di pratiche aperte nello sportello creato nella seconda metà del 2009 dall’Inca della Cgil. L’azione del sindacato non si ferma alla tutela dei diritti degli esposti, ha sottolineato ieri il segretario provinciale della Cgil Paolo Liva, presentando con l’assessore alle Politiche sociali Cristiana Morsolin l’iniziativa di mercoledì pensata, e realizzata assieme al Comune, per coinvolgere i giovani sul tema dell’amianto e sulla sicurezza sul lavoro.
«Ci siamo costituiti parte civile nei procedimenti penali per le morti d’amianto, abbiamo avviato l’azione per il riconoscimento del danno differenziale - ha spiegato Liva -. Ci siamo però resi conto che il carico di sofferenze generato dall’amianto era rimasto in qualche modo un’esperienza di chi l’aveva vissuta, non una vertenza collettiva come a Casale Monferrato, nonostante il numero di esposti e decessi sia superiore nella nostra area». Da qui l’idea di rilanciare l’attenzione sul “caso amianto”, rivolgendosi ai giovani, ma anche costituendo una Fondazione vittime dell’amianto che promuova la ricerca, sostenga le famiglie, premi gli studi in materia degli studenti. «Il comitato scientifico in pratica c’è già - ha detto Liva -, stiamo attendendo che le istituzioni locali ci confermino l’adesione come co-fondatori». Da parte del Comune di Monfalcone c’è la volontà politica. Si tratta di verificare se l’operazione sia fattibile sotto il profilo normativo-amministrativo, ha chiarito la Morsolin. Mercoledì mattina alle 10.30 nel teatro Comunale, agli studenti delle 4.e e 5.e superiori sarà presentato il libro “Storia/Storie di amianto” pensato dall’Inca Cgil regionale e dall’Istituto Livio Saranz, edito da Ediesse e curato da Ariella Verrocchio, direttrice dell’Istituto Saranz. Il volume, senza perdere l’accuratezza storico-scientifica, restituisce la memoria dei lavoratori sulla percezione avuta del rischio amianto e sugli strumenti per tutelarsi. «Dai racconti emerge forte la rabbia non per essersi ammalati, ma per non essere stati informati - ha detto Ariella Verrocchio -. Emerge l’esigenza di sapere. È importante aprire un confronto con i lavoratori di domani». I ragazzi assisteranno poi alla rappresentazione “Amianto senza confini” di Sabrina Morena.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo