Anche la Diaco spa travolta dal crac A casa altri 35 operai

di Claudio Ernè
Il pm Federico Frezza ha chiesto il fallimento della “Diaco spa”, la società madre a cui erano collegati i “Laboratori Biomedicali Diaco spa”, dichiarati falliti solo otto giorni fa, lasciando in strada più di cento dipendenti.
L’istanza di fallimento sarà discussa martedì nell’aula del presidente del Tribunale civile Giovanni Sansone che ben conosce tutta la tormentata vicenda finanziaria del gruppo farmaceutico di cui Pierpaolo Cerani è punto di riferimento e leader indiscusso. Nell’aula saranno presenti oltre al presidente, gli stessi protagonisti che si sono confrontati per mesi nella vicenda del “Laboratori”: il pm Federico Frezza e l’avvocato Emanuele Urso, storico legale del gruppo farmaceutico.
L’istanza di fallimento è stata presentata poche ore fa perché prima la crisi dei “Laboratori Biomedicali Diaco” e poi il loro recente fallimento, hanno aggravato la situazione della capogruppo, trascinando la società controllante verso il baratro.
La “Diaco spa”, dopo l’approvazione del bilancio 2010, ha infatti coperto le perdite della controllata e ne ha ricostituito il capitale di rischio. Inoltre per cercare di salvarla dal crac, ha conferito nei “Laboratori Biomedicali” la proprietà dello stabilimento di via Flavia 124. La controlla si era però dovuta accollare il mutuo che grava sull’immobile. Ora anche questo problema dovrà essere affrontato dal curatore fallimentare dei “Laboratori Biomedicali”, l’avvocato Enrico Bran.
In questo modo si è impoverita e “dissanguata”, tant’è che dalle prime valutazioni due poste attive hanno subito un vistosissimo ridimensionamento e hanno con buona probabilità cambiato colore, passando dal “nero” al “rosso”: secondo la Procura e la Guardia di Finanza lo “sbilancio” della società madre raggiunge almeno i nove milioni di euro. Questo dato si affianca alle perdite del 2010 che hanno raggiunto quota 14 milioni e 750 mila euro.
Va aggiunto che l’inchiesta per la bancarotta della “Laboratori Biomedicali” avviatasi sulla falsariga di una prima ipotesi di falso in bilancio, è in pieno svolgimento e in questo ambito gli inquirenti hanno effettuato numerose intercettazioni telefoniche che si sono rivelate preziosissime sia per presentare la richiesta di fallimento, sia per il prosieguo dell’inchiesta sul crac dei “Laboratori Biomedicali”.
L’iniziativa è andata a buon fine e Pierpaolo Cerani in più conversazioni - ascoltate dai finanzieri - non ha fatto mistero della situazione in cui versa anche la società capogruppo. «E’ finita anche per Diaco». «Diaco non può stare in piedi, il patrimonio netto diventa negativissimo». «Diaco andrà in concordato». «Mettiamo la Diaco in liquidazione».
Queste affermazioni sono confluite nell’istanza di fallimento presentata al Tribunale civile in cui è confluita anche a relazione del collegio sindacale che ha messo in evidenza come la “Diaco spa”, con la perdita della controllata “Altaselect srl”, fosse scesa a livello del capitale di rischio al di sotto di quanto previsto dalla legge.
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