Aquileia, via al restauro del Cimitero degli Eroi

Dopo la “tirata d’orecchi” per il braciere finito a Roma senza autorizzazione Caburlotto annuncia l’arrivo dei fondi per sistemare il monumento ai Militi ignoti

di Elena Placitelli

AQUILEIA

Tirate d’orecchi, ma anche fondi per il restauro del patrimonio locale. Il protagonista è sempre il soprintendente regionale dei beni artistici e storici, Luca Caburlotto, che dopo aver denunciato la fuga a Roma del braciere del Milite ignoto, ha sollecitato una completa operazione di restauro del Cimitero degli Eroi di Aquileia. Sotto la lente ancora il Milite ignoto. Non il soldato sepolto al Vittoriano cui è stata dedicata la mostra che il 12 gennaio aprirà i battenti a Trieste, ma il monumento dov’è sepolta Maria Bergamas, la madre gradiscana che lo scelse come simbolo di tutti i caduti, e dove sono conservate le spoglie delle altre 10 salme rese irriconoscibili dalle atrocità della Grande Guerra. Caburlotto è riuscito a farsi finanziare dal ministero dei Beni culturali 70mila euro, per lavori imminenti che serviranno a restaurare il Monumento ai Militi Ignoti scolpito nel 1921 da Guido Cirilli. Di questi, 16mila saranno utilizzati per restaurare altri quattro monumenti funebri minori, conservati sempre al Cimitero degli Eroi. Si tratta della scultura con fiaccola del 1920 di Ernesto Monteverde e la tomba di Mario Brua con la sua “Pietà con donne pie” scolpita nel 1916 dal soldato Edmondo Furlan, che proprio per le sue doti artistiche venne sottratto alla prima linea. E ancora la tomba di Enrico Barasciutti che raffigura un defunto sollevato da due angeli, scolpito sempre da Furlan nel 1916. Infine la tomba del generale Alessandro Ricordi che rappresenta un’altra Pietà scolpita da Ercole Drei nel 1917.

L’intervento, che dovrebbe concludersi in 8 mesi, casca nel bel mezzo dell’incidente Stato-Chiesa, scaturito dopo che il braciere della basilica di Aquileia è finito a Roma senza l’autorizzazione del soprintendente. Caburlotto ha sporto denuncia contro “ignoti”, informando l’arcivescovo di Gorizia Dino De Antoni, legale rappresentante della Curia, e Arnaldo Becci della Società di conservazione della basilica. «Quando chiediamo il rispetto delle leggi e soprattutto dello stato di conservazione dei beni culturali presenti sul territorio – dice Caburlotto – lo facciamo in virtù del nostro impegno, teso anche a sollecitare interventi di restauro come questi. Nel nostro Paese il patrimonio è di tutti affinché la cultura ci formi come cittadini: la tutela dei beni culturali dev’essere fatta da tutti gli organi preposti, ciascuno nei propri ruoli e competenze. Fà dunque specie che, nel momento in cui investiamo, ci si sottragga all’autorizzazione. Non è un atto di antipatico controllo, ma un momento di collaborazione per verificare lo stato di conservazione del bene, in questo caso il braciere, che bisognava capire se era idoneo al trasporto prima di farlo partire sul treno per Roma». L’altro giorno Caburlotto è tornato a Roma, per il sopralluogo al braciere ordinato dal segretario generale del ministero Roberto Cecchi. Constatato che il braciere (preso dal sottoscala della basilica al posto di quello ritenuto originale) è autentico e soggetto alla tutela perché di almeno 50 anni, ora si attende che torni ad Aquileia, per essere autorizzato alla mostra di Trieste, che Caburlotto precisa non aver alcuna intenzione di ostacolare.

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