Arrembaggio alla Palinuro Il fascino della nave-scuola

Da ieri pomeriggio la processione di turisti e curiosi a bordo del veliero attraccato alla Stazione Marittima . Ospita 43 marinai e 35 allievi marescialli
Lasorte Trieste 11/08/11 - Nave Palinuro
Lasorte Trieste 11/08/11 - Nave Palinuro

di Francesco Cardella

L’arrembaggio dei turisti e dei curiosi locali è iniziato verso le 15.30 di ieri, posticipato solo da un lieve contrattempo alle strutture di bordo. Poi a centinaia, armati di videocamere e apparecchi fotografici, intenti a invadere pacificamente lo scafo per immortalare angoli di un museo viaggiante della Marina Militare italiana.

Il fascino “vintage” della “Palinuro”, la nave-scuola per gli allievi Sottuficiali, colpisce anche Trieste. Troneggia da ieri mattina al cospetto della Stazione Marittima e sembra quasi osservi con distacco solenne la più moderna “collega” da crociere, ormeggiata sul versante opposto, in zona “Aquario”. Nave scuola quindi, ma secondo il lessico ufficiale della Marina corrisponde ad una “Goletta”, lunga quasi 70 metri, larga 16, dotata di una superficie velica di circa 1000 mq e armata di tre alberi.

Varata nel 1933 in Francia, la “Palinuro” è divenuta proprietà della Marina italiana a partire dal 1950, dopo un breve arco di tempo passato sotto l’Unione Sovietica, quale pegno di risarcimento dei “danni di guerra”. Porta bene i suoi anni e sposa soprattutto al meglio lo stile di nave dal respiro antico (Palinuro era, secondo il mito virgiliano, il timoniere di Enea) ma dalle prerogative moderne.

A bordo della “Palinuro”, oltre al comandante Giovanni Schiavoni, il comparto ufficiali e sottuficiali e i 43 marinai, navigano 35 allievi marescialli, di cui 4 donne. In questo risiede la vocazione della goletta, concepita ora come aula viaggiante, palestra tra le onde. Qui il virtuale annega, vivono solo le regole antiche e ancora attuali del “viaggiar per mare”, a contatto quotidiano e diretto con la disciplina di bordo, i ritmi intensi della navigazione ma anche con la convivenza stretta, l’adattamento e lo spirito puro della marineria, fatto anche, di ore di sonno su amache spartane tese su semplici cavi. Si studia, si viaggia, si lavora. I futuri nocchieri della Marina Militare italiana maturano così, in vere campagne addestrative che si svolgono nei periodi estivi, nel Mediterraneo e in alcune zone del Nord Europa. Elementi che all’esterno colpiscono turisti e semplici curiosi, attratti dal culto senza tramonto del veliero.

Una volta a bordo i visitatori si sono scatenati soprattutto dalle parti della campana di bordo, quasi un simbolo dell’intera imbarcazione storica. La sua funzione in realtà è ancor viva, concreta, legata al rintocco, ogni mezz’ora, da parte del nostromo; modalità in uso per mantenere all’erta l’intera ciurma durante la navigazione. Ieri la campana ha fatto invece da sfondo a dozzine e dozzine di scatti. Un “book” delle vacanze più colorato insomma, tra bimbi accaldati, adulti eccitati e donne, chissà perché, stranamente coinvolte.

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