Arriva il "caffè cinese"costa solo 60 centesimi
La comunità asiatica rileva bar su bar e lancia la sfida del prezzo sulla tazzina. Nobile: "Ben venga la concorrenza"

TRIESTE
. Una sfida a colpi di tazzine. Di caffè. Terreno di gara, il settore prezzi e promozioni. Un espresso servito al banco a 60 centesimi: è questa la nuova sfida che i cinesi lanciano alla concorrenza triestina e più direttamente ai gestori dei locali pubblici della nostra città. Nella capitale mondiale del caffè, piccoli imprenditori con gli occhi a mandorla tentano ora l'assalto ad uno dei comparti più importanti della città: i bar, i caffè, i luoghi di ritrovo dove ogni giorno migliaia di clienti sorseggiano e gustano il loro "nero", il "capo", magari leggendosi il giornale. Pochi minuti, un momento che per tanti rappresenta una parentesi irrinunciabile nell’arco della mattinata.
Qualcuno, fra queste new entry imprenditoriali nel campo del famoso chicco, ci tiene a mettere le mani avanti: «Il prezzo è promozionale, solo per questo periodo iniziale. Poi salirà», dicono da via del Toro. Anche perché, come afferma il presidente dell’Associazione caffè Trieste Vincenzo Sandalj, «riducendo il prezzo, c’è il rischio di innescare una corsa al ribasso che significherebbe a sua volta abbassamento anche della qualità della miscela utilizzata. Il che, come ulteriore conseguenza, porterebbe a una diminuzione dei consumi». Cosa che, evidentemente, non gioverebbe a nessuno degli attori della filiera. Nel partito del caffè a 60 centesimi sono entrati peraltro anche baristi triestini (come riferiamo a fianco).
Dopo aver fatto piazza pulita dei fori commerciali del Borgo Teresiano vendendo maglie, borse e ombrelli, i cinesi ora hanno dato il “la” a una nuova tendenza: quella di rilevare i bar cittadini. Sono partiti dai locali più defilati. Hanno acquisito tra gli altri il bar più frequentato di via Raffineria, un caffè in piazza Puecher, il bar Bon Bon in via Pascoli accanto all'ufficio postale, il locale Twister in Largo Barriera, lo Xu Yupei di via Giulia e un buffet di via Gambini. Lo scorso mercoledì, è stato mosso un passo in più: la famiglia di Huang Lei ha inaugurato la nuova gestione del bar Tiffany di via del Toro 16, all'angolo con Ginnastica. Un bar centrale, molto grande e molto frequentato. Pulizia eccellente, servizio perfetto e caffè miscela Segafredo preparato in maniera inappuntabile. «Xe veramente bon», commentano due clienti inizialmente scettici, assaporandolo.
«Abbiamo imparato a preparare il caffè lavorando in dei bar di Padova - racconta il giovanissimo Huang Lei che gestisce il locale assieme al fratello e alla sorella - e adesso abbiamo deciso di rilevare questo bar a Trieste. Un caffè lo facciamo pagare 60 centesimi. È logicamente un’iniziativa promozionale. Nel tempo, al massimo arriveremo a 70». Una linea seguita anche dagli altri baristi cinesi, quando invece negli altri bar triestini una tazzina di caffè si paga dagli 85 centesimi fino ad un euro nei locali più in del centro storico.
«Questa è la realtà che ci aspetta - commenta Beniamino Nobile, presidente della Fipe - ma credo che ai veri professionisti la concorrenza non farà paura. Come categoria, se la gente lavora, se locali che chiudono vengono aperti dalla comunità cinese sono contento. Ben venga la concorrenza, mi auguro solo che il livello del servizio offerto dai nuovi gestori mantenga un buon livello».
Una sfida non da poco, ma come riescono queste nuove figure dell'ospitalità triestina a servire il caffè a quel prezzo? Come pensano di far quadrare i bilanci quando i locali gestori di bar stanno a dir poco boccheggiando malgrado esperienza e professionalità? Un fatto va rilevato: lo scontrino rilasciato dal bar Tiffany alle ore 11.40 di giovedì 3 dicembre, era il ventiduesimo della giornata. Quando un comune bar a quell'ora ha già emesso almeno duecento ricevute fiscali.
L'affitto che la famiglia cinese paga per quel locale è di 1.800 euro al mese. Il segreto sta nel fatto che la gestione è familiare: tre giovani fratelli che, come usano fare i cinesi, terranno aperto il locale sette giorni su sette, senza pause né con il supporto di altro personale. Si accontentano di poco, vivendo magari tutti nello stesso appartamento, senza grandi pretese né grilli per la testa.
Ma un caffè servito al banco quanto dovrebbe costare? «Per ammortizzare i costi di un locale, visto che il caffè è il maggior introito di ogni bar - spiega ancora Nobile - dovrebbe venir pagato intorno ad un euro e 20 centesimi». Il presidente della Fipe fa due conti: «Un cliente che si presenta al bar e ordina un caffè impegna un barista per circa due minuti - osserva - e il costo medio di un dipendente è di 23 centesimi al minuto. La dose minima per preparare una tazzina di caffè, sette grammi, costa tra i 15 e i 16 centesimi, 10 centesimi lo zucchero e il latte. A questo vanno aggiunti i costi dell'energia elettrica, dell'affitto, dell'acqua, della manutenzione della macchina, delle stoviglie che si rompono».
In un momento in cui la crisi tra gli esercenti dei bar si fa sentire, chi ne ha la possibilità cerca di approfittare della situazione puntando a rilevare i bar centrali, quelli nelle vie maggiormente frequentate in città, specie nella zona pedonale. «Chiunque metta in vendita un locale con un buon giro di affari - rivela Nobile - viene automaticamente contattato da acquirenti cinesi». Passano al setaccio tutti gli annunci pubblicati sulle rubriche specializzate nella cessione delle aziende, chiamano, fanno la loro offerta e spesso mettono a segno l'affare.
Dopo Padova, Treviso e Venezia i cinesi hanno prima preso d'assalto il settore dei locali pubblici di Monfalcone dove hanno rilavato diversi bar, e ora mirano a ripetere l’operazione pure a Trieste. Tra i cinesi che puntano a comperare un bar ci sono alcuni dei negozianti del Borgo Teresiano. «Vendiamo i due negozi di abbigliamento che abbiamo da un paio d'anni - spiega Yin Wang dall'interno del suo negozio di via Trento - e cerchiamo di reinvestire il capitale in uno o più bar. Si guadagna di più e in questo momento si fanno buoni affari». Per investire in questo settore pare in tanti stiano decidendo per il traferimento: a Trieste arriveranno anche da Milano, Brescia e dal vicino Veneto.
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