Arriva il ticket “light” per il Museo Alinari che fatica a decollare

Il Comune abbassa il prezzo a 3 euro e rinuncia agli incassi  In un anno solo 7.892 visitatori contro i 100mila del Castello
Foto BRUNI 01.11.2017 S.Giuisto: turisti-- museo Alinari
Foto BRUNI 01.11.2017 S.Giuisto: turisti-- museo Alinari
L’Alinari Image Museum ha un problema di immagine. Il museo, allestito da 14 mesi dentro il Bastione fiorito del Castello di San Giusto, fatica a decollare.


Dopo un iter durato 12 anni, l’Aim è stato inaugurato il primo ottobre 2016. Dalla data di apertura al 31 agosto scorso (11 mesi) ha avuto 7.892 visitatori per un incasso pari a 32.096 euro dai biglietti e 8.782 dalle vendite al bookshop nonostante le mostre presenti (quattro in un anno, dai Wulz a Capa passando per Sellerio e Pace). Praticamente una media di 27 visitatori al giorno (il museo, come il Castello, resta chiuso il lunedì). Davvero un magro risultato e si pensa che nel 2016 il Castello di San Giusto ha registrato 78.592 ingressi e quest’anno ha già superato quota 100 mila. «Numeri deludenti», certifica l’assessore alla Cultura Giorgio Rossi.


La biglietteria per Alinari e Castello è unica, mentre la contabilità è doppia come il biglietto. Il prezzo d’ingresso al Castello è di 3 euro per il ticket intero (2 euro il ridotto); per l’Aim invece è di 5 euro(4 il ridotto). E così l’amministrazione comunale, che sul rilancio di San Giusto ha puntato la sua scommessa turistica, ha deciso di cambiare radicalmente le “regole di ingaggio” (decise, per inciso, dall’esecutivo precedente). Secondo i vecchi accordi l’amministrazione, che sostiene i costi della biglietteria, trattiene una percentuale pari al 15% sugli incassi da biglietti e del 20% sugli incassi da bookshop. Una modalità complicata e alquanto antieconomica. «La procedura contabile e fiscale adottata per la gestione della biglietteria e del bookshop Alinari Image Museum - si legge nella delibera - comporta la tenuta di una contabilità separata dagli incassi dei Civici musei: ed è stato necessario prevedere un ulteriore addetto per servizio di biglietteria e bookshop presso il Castello di San Giusto con un aumento dei costi per il Comune di Trieste stimati in 50 mila euro annui». A fronte di un introito per le casse comunali che non supera i 6.600 euro.


Per questo motivo si è deciso di cambiare il contratto per risparmiare e sostenere il complicato sviluppo del museo (che l’assessore continua a chiamare “mostra” Alinari). «Abbiamo così deciso di ridurre il biglietto d’ingresso. La mostra che è unica e incredibile va rilanciata. Noi abbiamo fatto dei numeri impressionanti a San Giusto nell’ultimo anno, la mostra Alinari no. Dobbiamo catturare almeno una parte dei 100mila visitatori», aggiunge Rossi. E così il biglietto di ingresso, pur rimanendo sempre in carico del Comune il servizio di biglietteria, è stato portato a 3 euro e verrà interamente incassato dalla Fondazione Alinari che gestisce l’Aim. Il Comune si impegna a versare il corrispettivo alla scadenza di ogni bimestre. La Fondazione Alinari, inoltre, gestirà la vendita dei volumi e dei gadget con proprio personale all’interno dell’Aim. È stato inoltre confermato il canone “simbolico” di mille euro annui per la concessione alla Fratelli Alinari degli spazi del Bastione fiorito, che comprende anche le spese elettrice e idriche (il Comune tratterrà il canone sull’importo incassato per la vendita dei biglietti). «Abbiamo anche deciso di finanziare una mostra sui fotografi triestini nella speranza di attrarre più persone» ,spiega l’assessore che nell’aprile scorso aveva dovuto sorbirsi la “reprimenda” del commendatore Claudio de Polo, presidente della Fondazione Fratelli Alinari («Abbiamo la sensazione di essere trasparenti rispetto a questa amministrazione che finora non ha fatto nulla per comunicare la nostra presenza a Trieste. Inutile aprire un museo se poi non fai sapere al pubblico che esiste)».


È così che fuori dalle mura di San Giusto è apparso un cartellone con l’indicazione della mostra “Robert Capa in Italia”, che ha chiuso il 26 novembre scorso. E ora mette sul piatto quasi 60 mila euro (59.780 per la precisione) per coorganizzare la mostra “Trieste, i fotografi oggi”, curata da Italo Zannier (classe 1932) ed Emanuela Sesti, aperta da poco e visitabile fino a marzo (con possibilità di proroga ad aprile). «Al rilancio del Castello di San Giusto io ci credo - spiega Rossi -. Solo che dobbiamo fare non dei numeri, ma dei numeroni». Numeri che l’Aim per ora non riesce proprio a dare.


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