Arrivata in Carso la zecca della meningite

Reso noto uno studio del Burlo e dell’Icgeb che nel 2013 hanno riscontrato i primi tre casi di Tbe trasmessi dal parassita
Di Giovanni Tomasin

Nella maggior parte dei casi si presenta solo con una prima fase febbrile ma a volte arriva anche una seconda fase, neurologica che comporta paralisi locali e in certi casi può portare a invalidità permanenti. È la meningoencefalite da zecca (Tbe), che un tempo in Friuli Venezia Giulia era riscontrata soltanto nell'Alto Friuli mentre da qualche anno è sbarcata anche a Trieste. Lo prova uno studio pubblicato su Journal of Clinical Virology che descrive i primi tre casi di trasmissione di Tbe nell'area Triestina, scrive l'agenzia Ansa.

I TRE CASI Il virus è stato identificato nel Laboratorio di virologia dell'Ospedale Burlo Garofolo dall'equipe coordinata da Pierlanfranco D'Agaro, anche in collaborazione con il Laboratorio di virologia molecolare dell'Icgeb diretto da Alessandro Marcello. La Tbe è un'infezione che interessa il sistema nervoso centrale e si può contrarre a causa del morso di una zecca infetta. Ma non solo. «Abbiamo studiato tre casi di persone infettate nel 2013 nel Carso triestino - precisa D'Agaro - e uno dei tre pazienti ha probabilmente contratto il virus bevendo latte crudo non pastorizzato, perché mucche o capre, se infette, possono trasmettere il virus con il latte». Andando al pascolo infatti gli animali possono contrarre la malattia e passarla ad altri esseri viventi, attraverso il latte o latticini fatti a freddo. È il caso di uno dei tre pazienti presi in analisi dagli studiosi: mentre i primi due erano stati infettati dalle zecche, il terzo con tutta probabilità ha contratto la malattia proprio nutrendosi di latte crudo.

IL VIRUS I ricercatori hanno isolato il virus e sequenziato il suo genoma per definirne meglio le caratteristiche epidemiologiche. «Si tratta di un virus del tipo europeo, fortunatamente meno virulento dei ceppi siberiani e orientali» precisa Marcello, da anni occupato nello studio dell'infezione da virus Tbe: «Sostanzialmente si tratta di un virus molto simile a quello riscontrato nei paesi vicini, Austria e Slovenia».

«Non deve sorprendere la presenza di casi di trasmissione del virus anche in aree finora non interessate dal fenomeno -aggiunge -. Negli ultimi anni c'è stata infatti un'espansione in Europa Occidentale e nel Nord Italia, particolarmente in Trentino e Friuli Venezia Giulia, della presenza di zecche che sono potenziali vettori del virus».

LA PREVENZIONE Proprio per identificare precocemente l'insorgere di nuove epidemie virali gli scienziati dell'Icgeb, in collaborazione conil Burlo, l'università di Trieste, Euroclone e il Consorzio di biomedicina molecolare di Area Science Park, e con il supporto? della Regione, stanno sviluppando kit diagnostici portatili pensati per rendere la diagnosi più veloce. I consigli del professor D'Agaro sul fronte della prevenzione sono diversi: «È buona norma usare dei repellenti, vestirsi di colori chiari, evitare l'erba alta e non usare sostanze irritanti che, al momento di rimuovere la zecca, possono favorire il fenomeno del rigurgito e aumentare il rischio di infezione». Ma più importante è senza dubbio la vaccinazione: «Oltretutto in Friuli Venezia Giulia è gratuita e veramente non avrebbe senso non farla». L'attenzione rimane alta: «Dal 2013 possiamo dire che la malattia è arrivata anche da noi. L'anno scorso è stato piuttosto quieto ma, senza fare previsioni, può essere che il 2015 si riveli più vivace, nel Bellunese sono già stati segnalati alcuni casi».

LA TBE In che modo si manifesta la malattia? «Può comparire in maniere anche grave - dice D'Agaro -. Si tratta di una malattia bifasica come la vecchia poliomelite. C'è una prima fase febbrile, che nella maggioranza dei casi è l'unica a comparire, poi però può arrivare la fase paralitica che interessa soprattutto gli arti superiori, e che può portare anche a invalidità permanenti». Le conseguenze sono quindi potenzialmente «pesanti», anche «se le forme gravi per fortuna non sono frequenti. Possiamo dire che la versione neurologica è più rara ma quando c'è morde».

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