Arsenale, bacino “blindato” per la nave militare Usa

TRIESTE. E’ protetta ed assistita come una primadonna dello spettacolo, la nave Usa da supporto logistico “Robert Edwin Peary”, entrata nel bacino numero 4 dell’Arsenale triestino San Marco poche ore fa per effettuare urgenti e improcrastinabili lavori all’asse dell’elica. Giovedì scorso si era presentata nella acque del golfo trainata da un rimorchiatore d’altura perché il danno subito le impediva di muoversi autonomamente. Ha atteso per tre giorni che le misure di sicurezza che ora l’avvolgono fossero completate ed oggi a bordo e sotto il suo scafo inizieranno a lavorare decine e decine di tecnici e operai specializzati.
La “Robert Edwind Peary” negli ultimi mesi ha partecipato alle operazioni al largo delle coste libiche e ha supportato con le sue attrezzature numerose altre navi militari Usa. Il danno subito dall’asse l’ha costretta prima a ripiegare sul porto militare siciliano di Augusta e da lì a Trieste, dov’era immediatamente disponibile un bacino di carenaggio di dimensione adeguate ad accoglierla.
Gli altri bacini gestiti da “Fincantieri”- ad esempio quello di Palermo - erano infatti occupati o prenotati. Altri non possedevano le dimensione necessarie. L’unità è lunga 210 metri, pressapoco come gli indimenticati transatlantici “Saturnia” e “Vulcania”: ha un dislocamento di 23 mila tonnellate, una velocità massima di 20 nodi ed è giovane, fresca di cantiere. E’ infatti entrata in servizio attivo poco più di tre anni fa, il 5 giugno 2008.
L’arrivo della “Robert Edwin Peary” a Trieste costituisce una novità e un momento di svolta nei rapporti tra la Marina militare Usa e la Fincantieri. Erano infatti più di trent’anni che una nave da guerra con la bandiera a stelle e strisce mancava dai nostri cantieri di riparazione. I lavori dovrebbero concludersi entro il 16 ottobre, ma il condizionale è d’obbligo, vista la complessità dell’operazione.
Attorno al bacino numero 4 e alle adiacenti banchine s dell’Arsenale sono già in vigore straordinarie misure di sicurezza. La più eclatante è rappresentata da quella che la Capitaneria di Porto definisce in un suo avviso di pericolosità “una ostruzione retale galleggiante, affiorante di circa un metro, fissata a boe dotate di fanaleria di segnalazione notturna gialla, ed ancorate al fondale tramite strutture sommerse e catenarie”.
In sintesi il bacino di carenaggio e la nave sono protetti da reti e ostruzioni simili a quelle che nel Secondo conflitto mondiale, gli uomini dalla Decima Mas hanno dovuto affrontare a Gibilterra, a Malta, ad Alessandria e nella baia di Suda, usando ”barchini”, maiali” o l’ardimento dei nuotatori “gamma”.
Ma non basta. Nei giorni scorsi con grande discrezione si sono mossi a Trieste e hanno effettuato verifiche e controlli collegati alla presenza della nave all’Arsenale, alcuni funzionari del Naval Criminal Investigative Service – NCIS, divenuti famosi grazie a una fortunata serie televisiva trasmessa dalla Cbs a partire dal 2003 ed approdata anche sui piccoli schermi italiani. Tra i numerosi compiti che il Governo Usa ha affidato ai funzionari del NCIS vi è anche la lotta al terrorismo, il controspionaggio, la protezione personale. Per illuminare a giorno l’area del cantiere e per assicurare l’energia elettrica necessaria agli ingenti lavori, Fintantieri ha schierato sei potenti gruppi elettrogeni in grado di servire una città di 20 mila abitanti.
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