Associazione mafiosa, cantierino arrestato

Marcello Solazzo, 28 anni, dipendente di una ditta esterna prelevato a Ronchi dove risiede. In Puglia altri 48 in carcere

di Laura Borsani

Un affiliato della Sacra Corona Unita “infiltrato” nel sistema dell’appalto Fincantieri. Si tratta di Marcello Solazzo, 28 anni, residente a Ronchi dei Legionari, capocantiere impiegato nello stabilimento cittadino presso una ditta esterna. È stato arrestato l’altra notte a Ronchi dagli uomini della Mobile di Gorizia, su esecuzione di un ordine di custodia cautelare emesso dalla Procura di Lecce, nell’ambito di una più vasta operazione, denominata “Cinemastore”. Di mezzo ci sono altri 48 provvedimenti per altrettanti affiliati all’organizzazione criminale facente capo a Pasquale Briganti, 43, e ai fratelli Giuseppe Nisi, 52, e Roberto, 60. Tutti, tra cui una donna ritenuta tra i principali esponenti, sono indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata allo spaccio di stupefacenti, tentata estorsione, tentata rapina. Compreso l’omicidio di Antonio Giannone. I fatti fanno riferimento a un’indagine avviata nel 2009, in seguito ad un attentato a una videoteca di Lecce, quartiere Santa Rosa. Sono stati anche sequestrati 3 chili e 65 grammi di cocaina e 2 chili di hashish.

E l’altra notte, dunque, sono scattate le manette ai polsi del 28enne: gli agenti lo hanno arrestato nell’abitazione di Ronchi trasferendolo in carcere a Gorizia. L’uomo è ritenuto responsabile di diversi reati commessi alcuni anni fa nelle province di Lecce e Brindisi, in concorso con gli altri 48 destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare. Reati «pregressi» e «riferiti ad altri luoghi», hanno fatto notare dalla Questura goriziana. Nel 2010 Solazzo era stato posto ai domiciliari nell’ambito di un maxi-traffico di droga tra Sud e Nord Italia e di riciclaggio di denaro attraverso l’acquisto di lavanderie. Si tratta comunque di un personaggio ritenuto legato alla Sacra Corona Unita e che ricopre un incarico di un certo rilievo in una ditta dell’appalto. Forse, è legittimo pensarlo, giunto nel monfalconese anche per potersi garantire una “copertura” rispetto ai reati commessi nella regione d’origine. Il procuratore responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Trieste, Raffaele Tito, continua a denunciare l’allarme in merito alle infiltrazioni criminali all’ombra del cantiere navale. L’associazione, è stato spiegato dalla Questura di Lecce da dove è scattata l’operazione “Cinemastore” guidata da Michele Abenante, si caratterizzava per la forza di intimidazione dei suoi rappresentanti e per la condizione di assoggettamento e omertà all’interno di essa e all’esterno. Rappresentanti utilizzati per la commissione di delitti, per il controllo del territorio di Lecce e dei paesi limitrofi. Tra questi anche riscossione forzata dei crediti e della tangente sul commercio della droga, nonchè la gestione del gioco d’azzardo.

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