Autostrade del Mare, avanti tutta

I porti di Venezia e di Trieste giocano la carta dell’intermodalità: traffici a quota 10 milioni di tonnellate
Foto Agenzia Candussi/ Favarato/ Fusina/ Area Portuale/ Nella foto la nave passeggeri in partenza
Foto Agenzia Candussi/ Favarato/ Fusina/ Area Portuale/ Nella foto la nave passeggeri in partenza



Si chiamano “autostrade del mare” e a tutti gli effetti sono un servizio intermodale di trasporto marittimo, alternativo al trasporto merci fatto con camion, tir e autorimorchi che inquinano l’aria e intasano strade, autostrade e valichi di frontiera in quanto le merci vengono caricate su mezzi rotabili (camion, autotreni-Tir e o vagoni ferroviari) che a loro vengono imbarcati su un traghetto ro/ro (rotabile) con procedure di caricamento orizzontale.

l’intermodalità

L’Unione Europea e gli stati nazionali, consapevoli che si tratta di una grande opportunità per ridurre il traffico di automezzi pesanti dalle strade e con loro anche le loro pesanti emissioni di gas di scarico inquinanti, stanno sostenendo lo sviluppo dei terminal delle autostrade del mare, compresi quelli dell’Alto Adriatico, ovvero il nuovo terminal di Fusina, a Venezia e quello di Trieste di Riva Traiana e Molo V. Insieme, l’anno scorso, i due terminal dell’Alto Adriatico hanno movimentato un totale di 10 milioni di tonnellate di merci su mezzi rotabili caricati su traghetti: 1.841.000 tonnellate a Fusina con un aumento di ben il 20% rispetto al 2017 e ben di più a Trieste, 8.650.000 tonnellate ma con una flessione (-2 %) , dovuta ai problemi della Turchia. Del resto il traffico dei traghetti di merci rotabili (ro-ro), è in forte crescita in tutti gli scali del Paese, dove, dopo Venezia e Trieste, si stanno consolidando i porti storicamente più forti nel segmento: Napoli grazie a Salerno, Genova e Savona, e poi ci sono i terminal di Marina di Carrara e Bari. Il traffico ro/ro è uno dei punti di forza dell’intermodalità dei trasporti nel bacino del mare Mediterraneo, che nel 2050 avrà 650 milioni di abitanti contro i 450 attuali.

le banchine a Fusina

A Venezia, ai bordi della laguna Sud, è stato aperto da pochi anni il terminal di Fusina, attrezzato per ricevere traghetti ro-pax e ro-ro, gestito dalla società Venice Ro-Port Mos spa, partecipata al 94% dal Gruppo Ingegner Mantovani, dalla società di ingegneria Thetis (5%) e da Vtp (1%), la società che gestisce il terminal crocieristico alla Stazione Marittima di Santa Marta.

Il nuovo terminal è stato inaugurato nel 2013 ai bordi del tratto del canale Malamocco-Marghera prossimo al mare, con l’entrata in funzione – dopo i massicci lavori di bonifica dei terreni che prima ospitavano le fonderie ex Sava ed Alumix – della prima delle due darsene previste, con l’ufficio doganale e le prime due banchine dove approdano anche i traghetti passeggeri da e per la Grecia che prima dovevano arrivare e partire dalla Marittima a Santa Marta. La seconda darsena è stata quasi ultimata e presto saranno operative, in totale, quattro banchine, con un prevedibile aumento dei traffici.

La Rotta ferroviaria

Il mese scorso proprio al terminal di Fusina è stata presentata una a nuova “rotta” commerciale a basso impatto ambientale che può movimentare le merci, via mare e ferrovia, dal porto Mediterraneo del Pireo fino a Venezia e da qui, via Tarvisio, al più grande porto interno del mondo, a Duisburg, nel Sud della Germania, alla confluenza del fiume Ruhr nel Reno, da dove si possono raggiungere la Scandinavia e il resto del Nord Europa. In posizione strategica per ottimizzare tempi e costi dei trasporti, il terminal di Fusina è attivo 7 giorni a settimana, 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno. Si sviluppa su 38 ettari ed è dotato di due darsene, 4 banchine portuali per navi-traghetto da 210 a 245 metri di lunghezza , 4 binari ferroviari per l’interconnessione alla rete nazionale e 210 mila metri quadrati di piazzali per i traffici Schengen ed extra Schengen, con 4 varchi in entrata e 4 in uscita.

È prevista anche la prossima costruzione, nell’area Sud del terminal, di cinque nuovi edifici, su un’area di 63 mila metri quadrati: albergo, uffici, magazzini (anche a temperatura controllata) e parcheggi coperti e scoperti.

Il terminal triestino

Gestito dalla società Samer Seaports & Terminals Srl e dall’armatore turco Un Ro-Ro di Istanbul, il terminal di Trieste, nella parte Sud del Porto, è dotato di tre banchine lunghe 900 metri – principalmente dedicati all’imbarco e allo sbarco di camion Tir che si muovono tra l'Europa e la Turchia – con uffici e dogane e un parcheggio di 100 mila metri quadrati. Le connessioni Ro-ro tra Trieste e la Turchia sono iniziate nel 1987 e attualmente collegano la città a Pendik (nella parte asiatica di Istanbul), Ambarli e Mersin (Turchia sud-orientale). Il 48% del traffico merci su ferrovia, molto attivo nel Porto di Trieste diretto a nel Nord Europa e nei Paesi Baltici, fa capo proprio al terminal ro/ro. A Trieste due settimane fa è approdato il più grande traghetto merci mai approdato al terminal ro/ro, la motonave Ephesus Seaways che ha una capacità di carico quasi doppia rispetto alle navi attualmente impegnate sull’Autostrada del mare Trieste-Turchia e, in futuro, una volta risolte le instabilità politiche del Nord Africa, anche con i porti del sud del Mediterraneo. Oltre ai tir provenienti dall’estero, a Trieste c’è una grande via vai di treni, sopratutto dopo che l’anno scorso è stato inaugurato il nuovo parco ferroviario ro/ro di Riva Traiana, nel Porto Franco. L'intervento di ammodernamento, per il quale sono stati investiti 12 milioni, è iniziato nel dicembre del 2016 e ha rivoluzionato lo storico Molo V, trasformandolo in una vera e propria infrastruttura ferroviaria collegata al Centro Europa, soprattutto Austria, Germania e Lussemburgo. L’anno scorso i convogli sono stati raddoppiati con un totale di 3 mila treni smistati.



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