Quattro aziende isontine in cassa integrazione: a rischio 358 lavoratori
La situazione più complessa alla Astrel con la misura straordinaria per 34 addetti. Difficoltà anche per Mipot, Mw.Fep e La San Marco. Nidec e Mangiarotti in ripresa
Le situazioni di crisi aziendali attraversano il territorio dell’Isontino facendo giocoforza leva sugli ammortizzatori sociali e mettendo a dura prova i lavoratori e le loro famiglie. Per contro, non mancano realtà produttive che riescono a tenere sul mercato e vivono pure processi di ripresa. Le organizzazioni sindacali Fiom, Fim e Uilm fotografano in questo modo lo “stato di salute” del lavoro nel Monfalconese e nell’Alto Isontino. Una fotografia che restituisce uno spaccato tra luci e ombre. Con, sullo sfondo, la partita del rinnovo del Contratto collettivo nazionale per il quale la trattativa s’è interrotta culminando nello sciopero, lo scorso 13 dicembre.
Una partita fondamentale
Michele Orlandini, segretario Fiom Gorizia, Alessandro Contino, segretario regionale Fim e Antonio Rodà, segretario Uilm di Gorizia e Trieste, ne rilevano la riuscita sul territorio: «L’importante adesione nelle fabbriche ha dimostrato quanto sia fondamentale per i metalmeccanici questa partita. La piattaforma dei sindacati approvata dal 98% dei lavoratori verrà portata avanti con determinazione affinché venga ritirata la controproposta di Confindustria e Federmeccanica che definiamo irricevibile: rispetto all’aumento salariale di 280 euro mensili erogabili in tranche progressive nell’arco del trienno, Federmeccanica ha contrapposto la quota di 170 euro spalmabili nel quadriennio, sulla base di indici di inflazione non misurabili».
Tornando al quadro delle realtà produttive, i tre segretari evidenziano su tutto l’esigenza di «recuperare» e «ristrutturare» il rapporto tra sindacati e imprese: «Serve una nuova visione che permetta di comprendere le situazioni specifiche con un approccio costruttivo, in grado di cogliere i segnali di cambiamento per affrontare adeguatamente le criticità che si possono generare».
Le aziende in cassa integrazione
Allo stato attuale sono quattro le aziende interessate dagli ammortizzatori sociali, per un totale di onte di circa 358 dipendenti complessivi. Alla Astrel Group di Mossa, specializzata nella progettazione e produzione di soluzioni elettroniche per i mercati dell’energia e del benessere, è in corso la Cigs per 34 lavoratori (altri 6 nella sede di Treviso). I segretari Fiom, Fim e Uilm la pongono in particolare evidenza, data la misura a carattere straordinario: «La Cigs andrà in scadenza a febbraio 2025 e il personale è per la buona parte femminile. La situazione è difficile, non si intravede al momento una prospettiva di ripresa – argomentano Orlandini, Contino e Rodà –. Il settore dell’elettronica è contrassegnato dalla crisi e risente di un andamento sensibile a mutamenti diversi e altalenanti, frutto di dinamiche e fattori variabili e complessi. Vogliamo mantenere alta l’attenzione affinché si possa imboccare la strada verso il superamento dell’attuale stato di incertezza».
Alla Mipot Spa di Cormons, che progetta e produce una gamma completa di moduli wireless applicabili in diversi mercati, la cassa integrazione ordinaria (seconda proroga) a chiusura il prossimo febbraio, coinvolge una settantina di lavoratori. E alla Mw.Fep, a Ronchi dei Legionari, i dipendenti in Cigo (proroga al prossimo gennaio) sono 190. Infine, altra realtà industriale di peso è La San Marco, a Gradisca d’Isonzo, specializzata nella produzione di macchine per caffè espresso: in questo caso sono 64 i lavoratori in Cigo (proroga a marzo 2025), rispetto a 90 dipendenti complessivi.
Elettronica e refrigerazione
Il settore dell’elettronica annovera realtà imprenditoriali significative nell’Isontino, stimando una forza lavoro che si aggira sulle 800 unità. Si affianca il comparto della refrigerazione che impiega un migliaio di lavoratori, concentrati sostanzialmente nell’area artigianale e industriale di Ronchi dei Legionari. A Monfalcone, Nidec con circa 400 dipendenti, è alle prese con i rinnovi del contratto integrativo e del premio di risultato. Mangiarotti Westinghouse, che conta circa 200 dipendenti ad alta specializzazione nel settore nucleare, «rinnovato quest’anno il premio di risultato, rileva segnali decisamente positivi, con una forte propensione alla crescita».
Fincantieri
Orlandini, Contino e Rodà si soffermano poi su Fincantieri: «I lavoratori diretti si attestano attorno alle 1.700 unità, mentre l’indotto registra valori variabili, legati ai ritmi produttivi. I dati vengono considerati nella globalità delle sedi produttive, quindi su Monfalcone possiamo stimare una “forbice” tra le 5 mila e le 8 mila maestranze dell’appalto».
Sono evidentemente solo alcuni spunti offerti dai segretari, che rilevano un concetto di fondo: mantenere la centralità del lavoro soggetto a molteplici fattori di cambiamento che richiedono costante attenzione e monitoraggio. «Stiamo assistendo ad un allentamento dei rapporti con i lavoratori e risulta complesso approfondire la conoscenza delle specifiche situazioni. L’incidenza dei lavoratori stranieri contribuisce a rendere il quadro ulteriormente composito. È fondamentale rinsaldare le relazioni con le parti sociali, poiché si tratta di affermare il lavoro in termini di dignità e rispetto delle persone». Il tutto vuole essere anche un appello alla politica e alle istituzioni.—
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