Aziende sanitarie, il governatore rilancia sulla fusione

Tondo pronto a razionalizzare il comparto a ogni costo: «Le strutture sono troppe: la riforma va fatta entro il 2013»
A24-29/04/98-NAPOLI. NAS: CONTROLLI NELLE SALE OPERATORIE. Sono iniziati su tutto il territorio nazionale i controlli dei NAS disposti dal Ministro della sanita' nelle sale operatorie delle case di cura private. CIRO FUSCO/ANSA
A24-29/04/98-NAPOLI. NAS: CONTROLLI NELLE SALE OPERATORIE. Sono iniziati su tutto il territorio nazionale i controlli dei NAS disposti dal Ministro della sanita' nelle sale operatorie delle case di cura private. CIRO FUSCO/ANSA

TRIESTE. «Quando si chiuderà una o l’altra Azienda sanitaria, ci sarà bagarre. Anche tra i miei». Renzo Tondo non ha dubbi su una strada piena di ostacoli ma tira dritto alla voce “cambiamento”. Anche nel più delicato dei capitoli, quello del Servizio sanitario regionale. Quello che ha 11 strutture, gli ricorda il segretario regionale della Cisl Giovanni Fania, tra Aziende sanitarie, ospedaliere e Irccs. Troppe, fa capire Tondo in replica, facendo seguire l’annuncio di tagli entro la fine della legislatura. Sollecitato anche da una domanda del direttore del “Piccolo” Paolo Possamai, moderatore ieri a Magnano in Riviera della tavola rotonda Cisl sui costi della politica, Tondo accenna in particolare alla chiusura-accorpamento delle Aziende sanitarie. Se ne parla da anni, sin dall’era Illy. Il centrosinistra lavorò sull’ipotesi di scendere da sei a tre enti territoriali, non escludendo la soluzione estrema dell’Azienda unica, proposta rilanciata con il centrodestra al governo dal pidiellino Franco Dal Mas con tanto di disegno di legge. Il dibattito è aperto. Un altro esponente del Pdl, Massimo Blasoni, preferisce la soluzione a tre aziende, tenendo presente il modello di finanziamento attualmente basato sul riferimento dell’area vasta, sulla cui dimensione sono anche state coordinate le principali funzioni ospedaliere. Si vedrà, adesso, che cosa proporrà Tondo. Che non entra nel merito dei numeri ma non esclude di poter rendere nota la sua opzione preferita in occasione dell’intervento del prossimo 27 settembre in Consiglio regionale. Il governatore è deciso a superare ogni resistenza. Sa già che ne incontrerà non poche quando si presenterà in aula forbici alla mano. Figurarsi quando poi si occuperà della razionalizzazione della sanità, un moloch da 2,2 miliardi di euro, metà nel bilancio regionale. «Resistenze ci saranno dappertutto - osservava ieri a Magnano, ricordando probabilmente le reazioni di quando si prospettò la chiusura dei punti nascita di Gorizia e Latisana -. Di fronte alla chiusura di un’Azienda sanitaria piuttosto che di un’altra, ci sarà bagarre. Dovremo però avere il coraggio di essere determinati, anche all’interno dei vostri mondi», insiste rivolto alla platea della Cisl. È una certezza già da settimane che quella sanitaria sarà una delle riforme di fine legislatura. Tondo e l’assessore Vladimir Kosic ne hanno parlato più volte. Hanno anche fissato i tempi: la legge si farà entro le elezioni 2013 ma potrà eventualmente decorrere dalla legislatura successiva. Perché «una riforma sanitaria non si fa a colpi di maggioranza e per realizzarla con serietà occorre rispettare i tempi: una nuova governance, anche per i bilanci delle aziende, deve decorrere dal primo gennaio al 31 dicembre». Nel pomeriggio, durante un incontro a Pordenone, il governatore però ha voluto rassicurare sulla realizzazione dell’ospedale. «In controtendenza rispetto alla giunta Illy - ha commentato il presidente della Provincia Alessandro Ciriani - Tondo ha iniziato una fase di maggiore perequazione delle risorse sanitarie a beneficio di Pordenone».

Nell’attesa di un tavolo bipartisan arrivano intanto critiche dall’opposizione. Il vicepresidente della terza commissione Sergio Lupieri parla di «maggioranza senza idee». «L’assessore Kosic - sostiene il consigliere del Pd - continua a fare da spettatore a una partita che si gioca a casa sua ma alla quale non partecipa attendendo lumi dall’alto».

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