Baby-calciatori “licenziati” con una lettera

“Grazie e arrivederci”. Di lettere così, specie di questi tempi, tempi di crisi, se ne scrivono, se ne aprono e se ne leggono chissà quante. Questa però è un’altra storia. Di mezzo non c’è l’ombra di un licenziamento firmato da un capo del personale e spedito a un dipendente ritenuto di troppo. E no, non si tratta neppure della fine di un amore comunicato a distanza. Il benservito qui - come destinatario diretto della lettera, senza il tramite dei genitori - lo prende un bambino delle elementari. Ma da chi? Dal responsabile del club di football nel quale il bimbo, fino a qualche settimana prima, aveva mollato i primi calci al pallone.
Fuori rosa. Libero di accasarsi altrove, insomma. Più o meno come Amauri in uscita dalla Juve, o Julio Cesar dall’Inter. Quelli però sono calciatori e uomini fatti, e quelle sono realtà ultraprofessionistiche dove la mission sociale di certo non sta al primo posto. La lettera in questione, infatti, reca lo stemma, alquanto prestigioso nel calcio cittadino di ieri e di oggi, del San Giovanni. E la firma è quella del suo storico presidente factotum, Spartaco Ventura. Un nome un’istituzione. E non solo in viale Sanzio. Conosciuto, rispettato, stimato. Al punto che, nei giorni scorsi, Ventura ha annunciato la sua candidatura alla guida della Federcalcio regionale in vista delle elezioni.
La missiva della discordia (che riportiamo integralmente a lato omettendo ovviamente le generalità dei minori cui è stata indirizzata) data 31 luglio e nella maggior parte dei casi è stata ricevuta e letta verso metà agosto, tra ferie e quant’altro. Destinatari, in tutto, sei bambini tra i sette e i nove anni, dai Primi calci ai Pulcini a 7. Non l’hanno presa bene, dicono eufemisticamente papà e mamma di alcuni di loro.
I segnali di un certo fastidio da una parte e di imbarazzo dall’altra giravano quindi da tempo, in ambiente rossonero come nelle chiacchiere dei conoscenti delle famiglie coinvolte, ma sono venuti a galla e divenuti pubblici solo di recente, con una controlettera, che denuncia l’operato di Ventura, scritta da uno dei genitori, Daniele Scibilia, e circolata in libertà fino ad arrivare al Piccolo.
«Ho portato volentieri mio figlio a fare sport - scrive Scibilia - non perché diventasse un campione, ma perché ne conoscesse i valori, come amicizia, spirito di gruppo, umiltà e soprattutto lealtà. Quest’anno, tornato dalle vacanze estive, trovo nella posta una lettera, inviata dalla società del San Giovanni, e indirizzata al bambino. Mio figlio la apre, sicuro che parli dell’inizio della nuova stagione ma trova un freddo ringraziamento. Il bambino, lascio immaginare, capito il senso della lettera, è corso in camera e per due ore non è più voluto uscire. Mi chiedo se si possa mandare ad un bambino di nove anni una lettera del genere, senza nessuna riunione e spiegazione ai genitori. Mi chiedo ancora se si possa mandare, ad un bambino che vive di sogni e di giochi, una lettera come se si trattasse di un calciatore a fine carriera. Il bambino ha ottimi voti a scuola ma viene già bocciato nella vita. Se il San Giovanni, che milita nel terz’ultimo livello calcistico dilettantistico italiano, interpreta lo sport in questo modo, lo sport al bambino a cosa serve?».
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