BAGNO E FRIGO “RIVOLUZIONE” DEL SECOLO

La luce elettrica è arrivata da meno di 100 anni e anche scaldarsi non era così immediato
Di Ludovico Fraia
ca. 1900 --- Adults, with their cat and dog, enjoy reading and smoking in a turn of the century living room. --- Image by © Kirn Vintage Stock/Corbis
ca. 1900 --- Adults, with their cat and dog, enjoy reading and smoking in a turn of the century living room. --- Image by © Kirn Vintage Stock/Corbis

di LUDOVICO FRAIA

Oggi per noi sarebbe un incubo ma per i nostri antenati la loro casa era, se non il massimo del confort, un rifugio sicuro (per chi ce l’aveva). Per non parlare dei privilegiati – veramente pochi rispetto al resto della popolazione – che, senza gabinetto, godevano però di soffitti istoriati, pareti di marmi veri o finti, servitù obbediente e a poco prezzo, pranzi se non sempre luculliani certamente ben preparati e con materia prima fresca e di prim’ordine.

. Senza energia elettrica. Alla generazione dei nativi digitali si fa un po’ fatica a spiegare che cosa potesse essere un mondo – e specie una casa – senza corrente elettrica. In Italia arrivò nelle case per i ricchi intorno agli anni venti e per gli altri, gradualmente, negli anni trenta. Ma il bello è che, dunque, sono meno di cent’anni. Non solo: all’inizio gli impianti erano rozzi e insicuri e la gente non aveva la minima idea di che cosa fosse, per esempio, la conduzione: accadeva che per soccorrere il folgorato morissero anche i soccorritori.

Senza frigorifero. I primi frigoriferi per case private furono messi in vendita a ridosso della prima guerra mondiale. Le case avevano un luogo fresco per conservare i cibi, una dispensa, e i più fortunati una cantina. Ma era del tutto diverso, ovviamente, il concetto della conservazione: la carne fresca era costituita da qualche animale da cortile e dalle uova, il manzo era rarissimo, la carne di maiale capitava in certe stagioni. Le verdure si compravano ogni giorno o si prendevano nell’orto, e poi c’erano i cereali e i salumi (un modo di mangiare il maiale in altre stagioni). Esisteva per i ricchi la ghiacciaia, una specie di armadio che conteneva del ghiaccio. Ma era una raffinatezza riservata a pochi.

E il gabinetto? Ovviamente il bagno era di là da venire. I più raffinati e le più raffinate facevano i bisogni usando un pitale, specie in camera da letto ma non solo o nel “recesso” (luogo appartato) che, per esempio, nell’ottocento nella casa della famiglia Puccini a Lucca era accessibile da una porta della sala da pranzo. Nelle città, fino a tutto il Settecento – anche a Parigi o Londra – i pitali si vuotavano sulla strada al grido di: «Attenzione all’acqua».

Quanto al bagno vero e proprio si faceva in una specie di tinozza o di vasca in cui i servi mettevano l’acqua. Ma era rarissimo. Non bisogna illudersi che tutti fossero come il principe di Salina nel “Gattopardo” che si fa il bagno. Anzi, lavarsi era un segno che si avevano i grilli per la testa. Tanto che i santi e le sante più puzzavano più erano tenuti in considerazione.

Riscaldamento. In una povera casa di contadini il calorifero era molto spesso rappresentato dall’animale con cui si dormiva. Oppure si bruciava legno (o altro) in un camino o in un focolare senza camino, un braciere qualsiasi. In alcune regioni d’Italia si chiamava – chissà perché – “il prete” un braciere portatile, coperto da un’intelaiatura, da inserire sotto le lenzuola: comodo ma pericoloso. I ricchi nel Rinascimento (e gli antichi romani) avevano il riscaldamento centralizzato. Il ricco, in genere, dormiva in un’alcova, coperta su tutti i lati da tende pesanti che proteggevano il tepore.

La televisione dell’epoca. Sì, c’era una televisione ante-litteram anche nelle case contadine antiche e dobbiamo a questa “televisione” molte cose della nostra tradizione: erano gli adulti, o più spesso i vecchi, che raccontavano davanti al fuoco del pentolone. Per secoli è stato quello il centro della casa, il centro decisionale, della memoria e della speranza.

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