Bambino ucciso, la madre sotto accusa

POLA. Sarebbe stata la mamma, forse in preda a turbe psichiche, a uccidere il suo bimbo di tre anni in casa - assieme a un'amica, una ragazzina di 14 anni - e poi a portare il corpo senza vita del figlioletto nel mare di Vallelunga, a nord del mandracchio dei pescatori, all'interno del bacino portuale.
È questo il risultato delle indagini lampo effettuate dalla polizia, che ieri pomeriggio ha diffuso un comunicato stampa. «La donna - si legge nella nota - si era messa d'accordo con una ragazza di 14 anni per uccidere il figlioletto, cosa che hanno fatto in casa la sera del 23 maggio. Poi, nel tentativo di ostacolare le indagini, lo hanno portato a Vallelunga e lo hanno gettato in mare a pochi passi dalla costa, vicino a una caserma abbandondata dell'ex Armata popolare jugoslava. Successivamente, intorno alle 00,30 del giorno dopo, la donna si è recata alla polizia denunciando la scomparsa del bambino, evidentemente nel tentativo di ostacolare le successive indagini. Gli agenti - così ancora il comunicato della polizia - hanno continuato a cercare il bimbo per tutta la notte, ma senza esito. La mattina successiva è stata la donna stessa a portare la polizia sul posto del ritrovamento. Nell’omicidio è coinvolto anche un uomo di 29 anni denunciato per omissione di denuncia: l'uomo sapeva dell'assassinio, ma anziché avvertire la polizia ha tentato di nascondere quanto accaduto. I tre sono stati trasferiti in Questura nelle celle di custodia cautelare».
Questo in sintesi il comunicato della polizia. Ieri sera poi la donna è stata trasferita nel carcere giudiziario di Pola mentre gli altri due sospettati sono stati lasciati in cella in Questura. Per il momento non viene ufficialmente indicata la causa del decesso: l'ipotesi è quella dello strangolamento, visti gli evidenti lividi osservati sul collo del piccolo. Saranno però i risultati dell'autopsia a fornire la risposta definitiva.
La vicenda, dei cui contorni resta ancora molto da chiarire, ha profondamente scosso l'opinione pubblica dell’intero Paese. La madre del piccolo - riporta la stampa croata - si chiama Chiara Pasic, nata Rojnic, e ha 32 anni. Sette anni fa era scappata da Pola rifugiandosi in Bosnia ed Ezegovina: il motivo, sempre secondo i media croati, sta nel fatto che i genitori avrebbero voluto farla curare per sintomi di disagio mentale. Secondo altre voci, non ufficiali, all'età di 20-25 anni la donna sarebbe entrata nella spirale della droga senza poi esserne mai potuta uscire del tutto. In Bosnia comunque si era sposata e dal matrimonio è nato il bimbo ora vittima della tragedia. Un anno fa la donna era tornata a Pola e aveva preso alloggio nell'appartamento dei nonni, nel frattempo morti, vicino al mandracchio. Il marito da cui si era separata sta scontando una pena in Bosnia ed Erzegovina. I vicini di casa raccontano che la donna trascurava il bambino: lo sentivano piangere, lasciato solo nell'abitazione.
Quanto alla ragazzina di 14 anni presunta complice del delitto, si tratta di un’amica della donna fuggita di recente dall’Istituto di rieducazione. Per rintracciarla era stato spiccato un mandato di cattura. Qualche tempo fa - scrive la stampa locale - la ragazzina aveva sporto una denuncia alla polizia per violenza sessuale: ma si era rivelata una storia inventata. Dell’uomo di 29 anni finito anch’egli in cella invece non si sa praticamente niente, tranne appunto che viene accusato di avere tentato di nascondere l’omicidio.
Nelle ultime ore è emerso inoltre che Chiara Pasic a suo tempo si era recata al Centro di assistenza sociale per farsi affidare il bambino dopo la separazione dal marito. Sui social network intanto nel corso della giornata si sono moltiplicati i messaggi di condanna per quanto accaduto. Nel mirino la presunta colpevole, ma vengono additati anche quanti, sebbene a conoscenza del comportamento che la donna teneva con il bambino, non hanno ritenuto di avvisare la polizia o i servizi sociali. (p.r.)
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