Bancarotta fraudolenta, il pm chiede il processo per Mazzi

Da amministratore della fallita Alimentari italiana, per la Procura ha distrutto i beni della spa continuando a incassare lo stipendio. Nei guai altre due persone
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 21/06/10 - Via Errera, Alimentari italiana
Lasorte Trieste 21/06/10 - Via Errera, Alimentari italiana

Il commercialista Alberto Mazzi, revisore dei conti del Comune e già al vertice dell’Ater, è responsabile di bancarotta fraudolenta riferita al crac della Alimentari Italiana Spa, l’azienda che aveva sede in via Errera.

Ad accusarlo è il pm Massimo De Bortoli che ha chiesto il rinvio a giudizio di Mazzi, già amministratore unico della società. Mazzi è accusato non solo di aver distratto, distrutto e dissipato i beni della spa stessa, ma anche di essersi attribuito e avere incassato i compensi di amministratore, che ammontano a quasi 76 mila euro. Il tutto malgrado quella non fosse stata la sua unica fonte di reddito. In sostanza, secondo l'accusa, mentre l’azienda affondava Mazzi ha continuato ad assegnarsi il proprio stipendio. Un comportamento che il pm De Bortoli ritiene penalmente rilevante.

La società amministrata da Alberto Mazzi è fallita il 21 giugno 2010. I debiti della spa nei confronti del fisco e degli istituti previdenziali avevano raggiunto nel 2007 i 78mila euro, nel 2008 i 217mila per arrivare nel 2010 a quota 436mila euro. Secondo le indagini della Guardia di finanza Mazzi aveva in pratica messo a bilancio al 31 dicembre 2007 crediti per 900mila euro ritenuti dal curatore in realtà inesigibili. Quindi virtuali. Non soldi, ma numeri sulla carta.

L’attuale revisore del conti del Comune aveva insomma realizzato - secondo il pm - un articolato e complesso castello di carte basato su denaro che in linea puramente teorica avrebbe dovuto ricevere da clienti che in realtà erano a loro volta falliti e quindi non avrebbero mai pagato il dovuto. «Quanto accaduto - aveva dichiarato il commercialista all’indomani del fallimento della società - è una situazione figlia di questi tempi. Abbiamo fatto di tutto per evitare il crac, ma è arrivata la crisi e a un certo punto le banche hanno chiuso i rubinetti del credito».

Nei guai è finita anche Tatiana Crivilliè, 35 anni, geometra autrice della perizia relativa agli immobili. Anche per lei è stato chiesto il rinvio a giudizio. Secondo il pm, Crivilliè e Mazzi avevano fatto apparire in contabilità una situazione patrimoniale diversa da quella reale, per un verso evitando di svalutare i crediti per almeno 216mila euro, e per l’altro gonfiando il valore degli immobili. Nello specifico il geometra Crivilliè aveva valutato il valore degli immobili in quasi 2 milioni e 800 mila euro. Il curatore fallimentare Giorgio Lenardon aveva indicato la cifra più realistica di 800mila euro. Insomma una sopravvalutazione di 2 milioni di euro che secondo il pm De Bortoli doveva servire per dimostrare comunque una notevole solidità della società. Ma in base alle indagini quello architettato dal commercialista Mazzi era soltanto un castello di carte. Tutto finto, insomma.

Chiesto il processo anche per Nicola Panarella, 52 anni: ha emesso alcune fatture per operazioni inesistenti per la somma di 66mila euro come rappresentante legale della società Shw, riconducibile allo stesso Mazzi.

La Alimentari Italiana fino a qualche anno fa dava lavoro a 35 persone e aveva in organico dieci piazzisti che, come si leggeva sul sito internet ancora attivo fino ad alcune settimane dopo il crac, «riforniscono ogni mattina la piazza di Trieste». Poi il fallimento. E ora infine la richiesta di rinvio a giudizio.

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