Barcola, in vendita gli appartamenti del Greif-bis

Il raddoppio dell’Hotel Greif si è compiuto. Una quindicina di giorni fa è stata posta, idealmente, l’ultima pietra sulla nuova dependance di lusso dell’albergo a cinque stelle alle porte di Barcola: 12 metri e mezzo d’altezza per quattro livelli, di cui il piano terra adibito a garage. Si chiude così il romanzesco iter-amministrativo prima ancora che edilizio, fatto non solo di cause amministrative al Tar ma pure di pubblici litigi e accuse tra il titolare Lucio Vudafieri da una parte e alcuni politici dall’altra, specie in epoca Dipiazza - di un progetto che la Xero Srl di Castelfranco Veneto che lo stesso Vudafieri rappresenta qui a Trieste covava da 14 anni, da quando cioè aveva rilevato la proprietà dalla famiglia Cividin.
È dunque un lieto fine degno di una telenovela. Lieto, però, lo è fino a un certo punto, a guardarla dalla prospettiva dell’imprenditore in questione, che non le manda a dire a Trieste, «Trieste che - afferma Vudafieri - non ci ha aiutati». Il progetto originario è stato di fatto stravolto dal corso degli eventi: la burocrazia e la crisi, anzitutto. C’erano una volta, o meglio avvrebbero dovuto esserci, le 34 suite su cinque piani pensate dalla Xero. Al loro posto, oggi, si contano per l’appunto tre piani, piano terra escluso, per complessivi 18 appartamenti, più un’eventuale mansarda. Già, appartamenti a mo’ di residence. Di lusso, certo, posto che, oltre agli abbondanti marmi interni, gli ospiti di dependance e albergo principale hanno poi a disposizione un centro benessere con palestra, piscina, sauna e bagno turco. La metà di questi appartamenti, peraltro, non sarà mai a disposizione dei viandanti, pur dal portafogli capiente, in quanto sono stati messi in vendita e in gran parte risultano già prenotati. Da forestieri dal portafogli comunque capiente - italiani della Lombardia, austriaci, tedeschi e inglesi in particolare - che ne diventeranno proprietari pagando, grosso modo, tra i 3.500 e i 5.500 euro al metro quadrato, a seconda della vista. E condiderando che gli appartamenti di cui si parla qui hanno metrature comprese tra i 70 e i 110 metri quadrati, il conto si fa presto: si va, suppergiù, da un minimo di 250mila a un massimo di 600mila euro per una seconda casa vacanze.
Il cambio di strategia, cioè l’immissione sul mercato di una quota di appartamenti della dependance, rientra evidentemente in una logica finanziaria: il rientro rapido quantomeno parziale da un grande investimento - da cinque milioni e mezzo, tanto è costato il raddoppio - che si presumeva potesse essere concluso molto prima e che non può, ad oggi, essere pagato con la sola attività alberghiera, perché negli ultimi due anni il Greif, il Greif principale già esistente, ha lavorato poco. E per tornare a lavorare molto avrà bisogno di tempo. Tutta colpa della crisi? No, a sentire Vudafieri. «Il nuovo edificio retrostante - precisa il titolare dell’albergo - sarà aperto dopo gennaio 2013. Contestualmente scatterà una fase di rilancio, anch’essa strutturale, del corpo esistente. Ci vorranno altri due milioni, più o meno. Purtroppo, proprio in questi due ultimi anni, col cantiere e coi lavori in corso dietro e senza l’ombra di un posteggio, siamo stati praticamente fermi». E il rilancio del palazzo principale passa forse per una futura messa in vendita, anche lì, di un tot di stanze trasformate in appartamenti? «Vedremo - mette le mani avanti Vudafieri - tenteremo di mantenerlo tutto a destinazione alberghiera. Basta che non ci mettano più i bastoni tra le ruote». Come prego? Il responsabile della Xero non ha peli sulla lingua, e ribadisce, più convintamente, quanto detto a spizzichi in passato: «Il nuovo corpo retrostante - era già pronto a febbraio. Poi abbiamo dovuto togliere 25 centimetri di isolamento acustico e termico dal tetto, che ognuno può fare, in linea di principio, senza autorizzazioni ma che poi il Comune ci ha comunque intimato di levare. Così abbiamo perso almeno altri sei mesi. È l’ultimo di diversi contrattempi accumulati nel tempo, culminati col problema dei resti della villa romana che abbiamo trovato sotto e che sono stati vincolati. A quel punto i due livelli interrati non si sono potuti fare. E il garage abiamo dovuto portarlo al piano terra. Dovevano darci l’ok alla variante con il piano in più, ma niente. Per noi i resti romani sono stati una catastrofe. Abbiamo buttato via, per quello, un milione e 200mila euro».
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