Battaglia legale ancora per due famiglie

All’inizio erano una trentina i parenti delle vittime costituitisi parte civile. Le posizioni sono già state risarcite da Fincantieri
Il processo amianto ter è alle battute finali, dopo le richieste di condanna da parte del pool della Procura di Gorizia, composto da Valentina Bossi, Laura Collini e Andrea Maltomini, a fronte di 80 anni e 8 mesi di reclusione complessivi per i dieci imputati rimasti. L’obiettivo del giudice Paolo Alessio Vernì è quello di chiudere il procedimento entro il mese di agosto.


Un procedimento per il quale sono rimaste però solamente due famiglie, costituitesi parte civile. Tutte le altre sono uscite dal processo a seguito del risarcimento dei danni, liquidato ai congiunti delle vittime da Fincantieri. Il procedimento penale si appresta a concludere il suo percorso con il relativo pronunciamento delle sentenze nei confronti degli imputati. Nel processo restano peraltro le altre parti civili costituite, l’Inail, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Fiom Cgil e l’Associazione esposti amianto di Monfalcone.


Nel frattempo, invece, le famiglie hanno via via chiuso questa “pagina” di sofferenza attraverso la transazione risarcitoria. Si parla per questo procedimento di una trentina di nuclei familiari.


Due famiglie, dunque, rientrano ancora nel processo penale, per le quali non si sono completate le trattative. Una posizione è rimasta in carico allo Studio Moro di Padova, che ha assunto la rappresentanza con la relativa costituzione di parte civile al processo ter, l’altro nucleo familiare è invece sostenuto dall’avvocato Rossella Genovese, che proprio oggi peraltro procederà alla revoca della costituzione di parte civile per un’ulteriore nucleo familiare.


Posizioni, quindi, progressivamente uscite dal processo, per le quali Fincantieri ha provveduto alla liquidazione risarcitoria.


Una questione, pertanto, economica, che non ridimensiona comunque l’aspetto in ordine alle responsabilità penali a carico degli imputati nei confronti dei quali a breve sarà sancito il pronunciamento delle sentenze.


La conferma arriva dallo studio Moro, di Padova, che nell’ambito del procedimento ter ha assunto il maggior numero di casi, in relazione alle famiglie vittime dell’amianto, una decina di posizioni. L’avvocato Lucia Rupolo ha infatti spiegato: «Allo stato attuale stiamo seguendo una sola famiglia nell’ambito del processo ter di Gorizia, ancora presente nel processo in virtù del mantenimento della costituzione di parte civile. Il nostro studio, peraltro – ha aggiunto l’avvocato –, tende a prediligere il rito civile, più rapido e soddisfacente. Sotto questo profilo rappresenta la sede più idonea, sia in termini di tempistica che della stessa liquidazione dei danni».


Il processo ter, frutto dell’unificazione di due filoni, in origine annoverava 67 posizioni. Erano i decreti di citazione in qualità di parti offese, 44 casi a cui si sono aggiunti altri 23.


Ma non tutti hanno seguito la costituzione di parte civile. C’è chi aveva optato per il rito civile conclusosi con le sentenze o le conciliazioni. Molte famiglie inoltre non si erano costituite e già prima dell’avvio del procedimento penale avevano intrapreso la causa davanti al Tribunale del lavoro di Gorizia. Casi discussi è risarciti.


Anche l’avvocato Sascha Kristancic, del Foro di Gorzia, ha già ritirato dal procedimento penale i propri assistiti, cinque famiglie, congiunti di vittime tutte decedute a causa di un carcinoma polmonare. Si è andati alla transazione e le famiglie sono state quindi indennizzate, come ha spiegato l’avvocato Kristancic.


Un dramma come quello dell’amianto non può evidentemente essere “misurabile” in termini di cifre, la morte e la sofferenza rappresentano e continuano a rappresentare un baratro incolmabile, anche per l’intero territorio colpito da un fenomeno che peraltro non accenna ancora a diminuire.


Intanto si profila il processo quater per il quale si è in fase di chiusura delle indagini preliminari.


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