Battezzato Littorio e diventato Matteotti

GRADO. Il ponte girevole che collega, attraverso la translagunare, Grado alla terraferma verso Belvedere-Aquileia si chiama Ponte Giacomo Matteotti. Ma nel 1936, quando fu inaugurato, venne battezzato Ponte Littorio. Nelle immagini dell’epoca, riprodotte nelle cartoline edite dalla Provincia di Trieste, i lavori effettuati nel 1935 vengono indicati con la descrizione “Ponte in cemento armato con parte centrale girevole, in costruzione a cura della Provincia di Trieste”.
Il cambio di nome risale al 2 ottobre del 1965, a seguito dell’autorizzazione del Prefetto di Gorizia. E con la medesima autorizzazione veniva autorizzata la sostituzione del toponimo Viale Vittorio Emanuele con Viale Europa Unita. Non fu invece concessa l’autorizzazione alla sostituzione del toponimo Zona degli Squeri con Largo Parenzo poiché, precisava il documento, quella originaria era una denominazione antica risalente al periodo di maggior splendore della storia cittadina.
Un tanto fu deciso dalla Prefettura a seguito di una delibera comunale del 28 dicembre del 1964, con la quale furono decisi anche i nomi delle vie e rive dell’Isola della Schiusa, di alcune vie di Città Giardino-Sacca e del centro.
Tornando al ponte, ovvero al cambio di nome, c’è da ricordare che ci fu anche un tentativo antecedente all’autorizzazione del Prefetto al cambio di nome. L’ex presidente dell’Azienda di Promozione Turistica, Alessandro Felluga, aveva ricordato, infatti, che in quegli anni suo nonno Giovanni Felluga, allora presidente del Comitato nazionale di Liberazione e socialista di antica tradizione, inviò tramite il deputato Zucalli, una missiva all’allora ministro ai lavori pubblici Giacomo Mancini. Una lettera con la quale il nonno di Felluga chiedeva che il ponte fosse dedicato “alla memoria del socialista Giacomo Matteotti, trucidato dai fascisti nel giugno del 1924”. Il ministro Mancini rispose che se ne sarebbe interessato parlandone appena possibile con l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro. Accadde, però, che il ministro fu spostato alla Sanità e che la pratica finì in qualche archivio del Ministero. Ma, come detto, nel 1965 ci pensarono ufficialmente, prima il Consiglio comunale di Grado, approvando all’unanimità il cambio di nome, e poi il prefetto di Gorizia che autorizzò la sostituzione del toponimo. (an. bo.)
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