Bianca Guaccero, divertente “Vita da Strega”

«Voglio tornare a fare cinema, quindi sicuramente in questo periodo cercherò di trovare una nuova strada per rientrare nel magico mondo della celluloide». Con un film di prossima uscita, “Anche no” di Alessio De Leonardis, Bianca Guaccero guarda ancora al set, ma in questi mesi è il teatro a nutrire la sua vita artistica. Assieme a Francesco Venditti, infatti, è protagonista di “Una vita da Strega”, una commedia d’amore strampalato con musica dal vivo, scritta dal regista Armando Pugliese ispirandosi liberamente alla sit-com degli anni ’70 “Bewitched”. Sarà al Teatro Bobbio venerdì, alle 20.30, terzo e ultimo spettacolo in abbonamento “3 blu”, con repliche fino all’8 aprile. Gli altri interpreti sono Carla Cassola, Alessandro Cremona, Luigi Tabita, Simone Càstano e Serena Mazzone.
«La nostra è una commedia musicale - dice Bianca Guaccero - e ognuno di noi ha una sua canzone attraverso la quale si racconta in maniera un po’ più profonda. Si toccano vari argomenti, tanti piccoli spunti di riflessione sul consumismo, sulle raccomandazioni, sulla falsità che c’è nel mondo del lavoro, sullo sfruttare gli altri per i propri scopi. Samantha è un personaggio che può sembrare lì per lì banale, e anche fuori luogo perché crede che l’amore è la magia più grande della vita, sembra una bimba mai cresciuta che non si è scontrata con la bruttezza del mondo. Sembra fuori della realtà, e viene un po’ presa in giro per questo. È una strega e vorrebbe diventare un essere umano».
Ha qualcosa in comune con lei?
«Purtroppo sì, e mi ritrovo ancora a soffrire per questo mio modo di essere, perché non voglio perdere la mia capacità di sognare, di attaccarmi in maniera sempre più forte alla bellezza della vita e non al cinismo, alla materialità, al perdere quella voglia di credere ancora. Non mi arrendo, sono testarda».
Dei suoi colleghi ha detto: “Mi hanno riempito il cuore di bellezza”. Perché?
«Perché mi sono resa conto che in Italia ci sono veramente tanti talenti, come loro. Sono ragazzi che hanno sempre studiato, si sono formati con i grandi maestri del teatro e non inseguono la popolarità a tutti i costi, ma il buon lavoro, quello che li fa crescere. Mi ha colpito anche la loro disciplina. Sono ragazzi che hanno in sé il vero valore del fare questo mestiere. Mi fanno sentire protetta, mi sento bene con loro, non hanno atteggiamenti da divi, sono persone normali, serie, pulite, che oggi scarseggiano sempre di più».
C’è un pizzico di autobiografia nel suo primo singolo “Look into myself”?
«È un po’ un modo ironico per raccontarsi, però in quelle parole c’è anche tanta verità, perché ho fondato il mio percorso sul guardarmi dentro e sul provare sempre a rinnovarmi e migliorarmi come persona, e poi come artista. Mi piacerebbe scrivere una canzone completamente diversa da “Look into myself”, più melodica, più pop, e raccontare delle storie di donne, storie d’amore e di vita, alla maniera di Fiorella Mannoia».
In alcune interviste ha parlato di un progetto discografico.
«Appena finisco la tournée mi ci ributterò a capofitto. E siccome sognare non costa nulla, vorrei andare a Sanremo come cantante. Per me è un sogno enorme, però... perché no? Se avessi una bella canzone tra le mani, mi piacerebbe proporla».
Sul suo sito lei invita i fan a mandarle un pensiero, una proposta. Cosa le hanno scritto?
«Quello che più mi piace è quando mi scrivono che sono una persona semplice, che vedono la mia onestà nel mio modo di recitare, nel mio modo di parlare. Mi piace perché io fatico a rimanere in contatto con la realtà della vita, senza farmi accecare dai fumi che a volte questo lavoro ti butta negli occhi».
È vero che dipinge tramonti?
«Ora non lo faccio da un po’, però mi piaceva disegnare e dipingere con gli acquarelli, anche sulla tela. Mi piaceva molto dipingere il cielo, le nuvole, che è la cosa più difficile da fare. Ancora oggi, quando c’è un cielo particolare, mi soffermo e penso che andrebbe ritratto. Ero appassionata di astronomia, comunque mi piace molto guardare un po’ aldilà, come faceva Leopardi con il suo “Infinito”».
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