Biennale, arrivano i container. Al via i lavori per il varco
A Trieste le prime opere da esporre, ma gli sponsor latitano E il soprintendente dice no al Caravaggio: la legge lo vieta

TRIESTE. I container trasportati da una chiatta hanno costeggiato ieri le rive passando dal Porto nuovo al Porto vecchio: sono pezzi dismessi. Serviranno per delimitare le aree attorno al Magazzino 26 secondo il progetto di allestimento della «Biennale diffusa», i cui primi quadri (malgrado tante difficoltà dell’impresa) stanno arrivando, tra i primi quello di Gillo Dorfles, e che Vittorio Sgarbi verrà a vedere domenica. Lavori sono iniziati anche a terra, sul tratto che va dal Magazzino 26 verso viale Miramare, dove deve aprirsi il varco d’ingresso: nove giorni fino al 3 luglio per completare bretella stradale e segnaletica.
«Dobbiamo sfatare a tutti i costi il “no se pol” triestino - dice Pietro Colavitti, organizzatore per conto di Sgarbi, sommerso di lavoro -, ringraziamo moltissimo il sindaco Cosolini per aver facilitato le pratiche di autorizzazione e per la costante vicinanza, non c’è giorno che non s’informi su come procedono i lavori».
Non per questo la «Biennale diffusa» si è trasformata però in una passeggiata. La cinquantina di opere provenienti dai paesi Ince comincia ad approdare a Trieste (si preannunciano in campo fotografico immagini inedite della Serbia in guerra, della morte di Pasolini), ma i guai economici sono tuttora in piedi.
«Ci sono aziende triestine anche di alto profilo - dice Colavitti - che ci offrono 5000 mila euro». Un po’ pochino, in effetti, come sponsorizzazione. E vien fuori che sul famoso Caravaggio, «L’incredulità di San Tommaso» di proprietà del conte Glauco Moratti, pende non solo un rinvio dell’esposizione, bensì il formale diniego opposto dal soprintendente cui spetta la pratica, Luca Caburlotto: «Per esporre un’opera vincolata dai Beni culturali come è un Caravaggio - spiega - per legge la richiesta alla Soprintendenza deve essere inoltrata, dal proprietario del bene, quattro mesi prima rispetto alla data della mostra, completa di prospetto scientifico dell’evento, la richiesta vagliata va quindi inviata al ministero che deve esaminare opera e contesto, e dare o negare il permesso di esposizione. Siccome a me la domanda, e senza alcun corredo di documenti, è stata inoltrata appena il 7 giugno, per esporre il quadro dal 3 luglio, e siccome la legge è tale, ed è uguale per tutti, io ho risposto che la pratica viene semplicemente archiviata. Perché non fare una mostra a sè stante del Caravaggio, magari con un catalogo, rispettando tutti i criteri di legge sui quali rimango comunque fermissimo?».
Colavitti: «Tenteremo di ottenere dal ministero un permesso speciale, così speriamo di poter appendere il quadro a settembre. Allianz, però, in predicato di offrire l’assicurazione, ce l’ha infine negata. La teca protettiva non è ordinata, abbiamo chiesto al Comune (che poi avrebbe l’opera in comodato) se può occuparsene». Il Comune ha già assicurato 50 mila euro, come nuovamente ricorda Cosolini, e dunque vedremo se si accolla il resto. L’unica certezza per ora è che una parete della sala convegni nel Magazzino 26 resta vuota, e settembre è una speranza.
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