Bono vuole sanare lo strappo Le Rsu: «Prima i nostri soldi»

L’amministratore delegato dell’azienda chiede ai lavoratori di “fare quadrato” Fim, Fiom e Uilm: «Ha tolto fino a 3500 euro di stipendio e premiato i dirigenti»
Di Giulio Garau
L'AD di Fincantieri Giuseppe Bono alla cerimonia del taglio della prima lamiera della nave da crociera "Silver Muse" a Genova, 24 luglio 2015..ANSA/LUCA ZENNARO
L'AD di Fincantieri Giuseppe Bono alla cerimonia del taglio della prima lamiera della nave da crociera "Silver Muse" a Genova, 24 luglio 2015..ANSA/LUCA ZENNARO

«Adesso come non mai è il momento di fare quadrato, di chiamare a raccolta tutte le risorse disponibili, di collaborare e lavorare insieme». Giuseppe Bono l’amministratore delegato di Fincantieri, in un panorama di paradossale bufera con da un lato un carico straordinario di ordini e commesse e dall’altro una situazione finanziaria che Mediobanca ha definito «drammatica» visti i risultati della trimestrale in perdita (96 milioni) e della Borsa (il titolo ha perso il 4,5%), con una lettera inviata a tutti i dipendenti chiama a raccolta tutte le maestranze per “serrare le fila”.

Ma dall’altro fronte, quello sindacale ecco arrivare una replica firmata unitariamente dalle Rsu, Fim, Fiom e Uilm (appena elette): «Gentile ad, lei ci chiede di lavorare assieme, ma è dal mese di aprile che l’azienda, unilateralmente, ha deciso di sospendere l’integrativo provocando di fatto una riduzione dello stipendio (fino 3mila 500 euro l’anno) di tutti i lavoratori di Fincantieri, mentre sempre unilateralmente ha deciso di distribuire a pioggia i ricchi premi ai dirigenti (qualche milione di euro), nonostante l’impegno costante e la volontà di tutti, l’azienda ha deciso di sospendere i riconoscimenti professionali, fermi oramai al 2008, mentre continua a sfornare dirigenti».

È una battaglia di cui non si vede la fine quella tra azienda e sindacati, le trattative sull’integrativo, anche se si mormora di un incontro imminente, sono ufficialmente a un punto morto e come se non bastasse, in un difficile quadro in cui sta navigando un gioiello della manifattura italiana navale, è anche iniziato il complicato percorso di rinnovo del contratto nazionale di categoria con una forte richiesta di marcia indietro su soldi e diritti da parte di Federmeccanica.

Una situazione tempestosa che non fa bene al clima già torrido del cantiere di Panzano e degli altri in Italia. È per questo che l’ad Bono invia la lettera a tutti i dipendenti innescando però nei sindacati, rappresentanti delle istanze e degli umori dei lavoratori, una reazione completamente opposta. «Oggi ci troviamo a fronteggiare un momento delicato, ma è mia ferma convinzione che l’azienda possiede le competenze, il know-how e la determinazione per uscirne rafforzata» scrive Bono insistendo sulla parola “insieme”. Fim, Fiom e Uilm replicano sulla stessa linea: «Vorremmo comprendere cosa intende dire con il termine know-how, visto che negli anni la chiusura di alcune officine e il mancato turn-over ha prodotto un esponenziale aumento dell’appalto e quindi un impoverimento delle mansioni storicamente svolte dai lavoratori diretti senza altresì sostituirle con le cosiddette lavorazioni ad alto valore aggiunto che l’azienda da tempo sta annunciando».

Ancora, Bono nella lettera sottolinea la favorevole situazione delle commesse: «Possiamo contare su un carico di lavoro molto importante, ci sono le condizioni di base che ci permettono di guardare al futuro con la possibilità di continuare a competere con successo sui mercati». Rimane in tono la risposta delle Rsu: «Sulla questione del carico di lavoro sicuramente molto importante - dicono Fim, Fiom e Uilm - ribadiamo le nostre preoccupazioni in quanto riteniamo che la progettazione e l’ingegneria non siano sufficientemente in linea con gli impegni produttivi presi».

L’ad nella lettera spiega che «siamo un campione nazionale nel campo della manifattura, vantiamo competenze ed esperienze di primo livello, siamo un pilastro dell’identità italiana nel modo ed esportiamo al cultura del miglior sapere italiano» invitando i lavoratori a “fare quadrato”.

Inviti che si infrangono di fronte alle rivendicazioni dei sindacati: «All’ad che si preoccupa di sottolineare che è il momento di fare quadrato, ricordiamo che i lavoratori di Monfalcone a dispetto di tutto, anche quando sono stati tacciati di essere assenteisti e fannulloni, hanno sempre dato il massimo per il bene del loro posto di lavoro e per amore del nostro centenario cantiere».

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