Boom per le marine di San Giorgio

Weekend da tutto esaurito. Chiesta la messa in rete degli approdi da Muggia al Po

SAN GIORGIO DI NOGARO. Fatturato in crescita e boom di presenze nei weekend, le marine sangiorgine volano in attesa del tutto esaurito della stagione estiva e pensano ad ampliarsi. Intanto l’imprenditore Angelo Piccinin, dei Cantieri Marina San Giorgio, scrive al ministro Giuliano Poletti e ai presidenti della Regione Fvg e Veneto, per chiedere la messa in rete della marine da Muggia alla foce del Po «per attrarre la clientela mitteleuropea e dei Paesi dell’Est i cui diportisti potrebbero lasciare nei nostri cantieri il 70% dei loro budget». Le marine dell’Aussa Corno, la Cantieri Marina San Giorgio e la Marina Sant’Andrea (Gruppo Altan), con 2.500 posti barca tra acqua, terra e in ricovero, rappresentano il motore trainante dell’economia locale, con risvolti occupazionali significativi e richieste di ampliamento. La Cantieri Marina San Giorgio sta ampliando la vasca di alaggio dotata di una struttura per la posa in acqua delle imbarcazioni da 140 tonnellate, primo passo verso la realizzazione di un altro capannone da 2.500 mq., dove oltre al rimessaggio troveranno posto yacht di grande stazza. La Marina Sant’Andrea (20mila mq.) ha ricevuto per l’8° anno la Bandiera Blu assegnata dalla Feee per la qualità dei servizi al turismo e la qualità ambientale della marina, service point per l’Adriatico della finlandese Swan. Piccinin, al quale è stata recentemente conferita la cittadinanza onoraria di San Giorgio per meriti turistici, osserva: «Gli amministratori regionali e gli imprenditori del settore del Triveneto devono convincersi che solo mettendosi insieme possono offrire elevati standard di qualità ai clienti. Chiedo pertanto che la politica predisponga un gruppo di lavoro per organizzare un piano di sviluppo complessivo della nautica: oggi non sappiamo quante marine o cantieri ci sono da Muggia alle foce del Po, per questo è necessario un inventario dettagliato. Inoltre, dobbiamo fare promozione con i proprietari delle imbarcazioni da diporto del Nord Europa e di quelli italiani che gravitato nel Nord-Est dell’Adriatico». Piccinin aggiunge: «I costi del diportista sono del 25-30% per andare di porto in porto nei mesi estivi e del 70-75% per il ricovero e la manutenzione dell’imbarcazione nei mesi invernali e primaverili. La contiguità delle nostre coste con quelle istriano-dalmate e dell’Egeo, assieme alla vicinanza con i Paesi del Centro-Nord Europa, pongono i nostri operatori in posizione favorevole per ricovero e manutenzione. Infine, avendo il Triveneto a disposizione risorse naturalistiche, città d’arte, prodotti enogastronomici e l’eccellenza del Made in Italy, la classe dirigente potrebbe organizzarli in un progetto di promozione reciproca».

Francesca Artico

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