Brazza, 110 anni di pesce in scatola

SPALATO. È riuscito a sopravvivere a tre guerre, le due mondiali e quella croato-serba di 25 anni fa, per poi passare indenne sotto le forche caudine rappresentate dalla privatizzazione in Croazia che ha portato alla cancellazione di migliaia di aziende.
Così il conservificio ittico Sardina di Postire, nell'isola dalmata di Brazza, ha tagliato ora il traguardo dei 110 anni di vita. Assieme a quello di Sali ("Mardesic"), nell'Isola Lunga, quello di Postire è l'unico impianto rimasto in attività nella regione insulare croata, dei 32 che hanno lavorato negli ultimi cent'anni.
Il Sardina può considerarsi un vero unicum: anche quando la Croazia veniva dilaniata nel conflitto contro gli indipendentisti serbi e la Dalmazia risultava isolata dal resto del Paese, la produzione non si è mai fermata e gli stipendi sono sempre stati versati regolarmente.
Quattro anni fa, grazie a un investimento di 250 milioni di kune (pari a 33,6 milioni di euro), il Sardina ha aperto uno stabilimento nuovo di zecca, che ora conta ben 321 occupati e registra entrate annuali per circa 25 milioni di euro, con un utile netto pari a due milioni di euro.
A celebrare l'importante anniversario è stato a Postire il ministro croato dell'Agricoltura, Tomislav Tolusic, affiancato dal governatore della Regione spalatino-dalmata, Zlatko Zevrnja. Ai due ospiti sono state illustrate le caratteristiche salienti del conservificio il cui l'80% della produzione viene piazzata all'estero, ovvero Europa, Stati Uniti, Canada, Russia, Australia.
E a breve avverrà lo sbarco in Cina. L'azienda dispone di sette pescherecci e di impianti di maricoltura per orate, branzini, tonni e mitili. Produce annualmente 40 milioni di confezioni di pesce in scatola, 700 tonnellate di orate e branzini di allevamento, 100 tonnellate di mitili e 1000 tonnellate di tonno, quest'ultimo quantitativo interamente assorbito da acquirenti giapponesi.
Il nuovo stabilimento, ritenuto il più moderno in Europa, si estende su una superficie di 30mila metri quadrati. In quello vecchio è stata invece progettata la costruzione di impianti per la nautica da diporto. Il direttore generale di Sardina, Mislav Bezmalinovic, ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti dall'azienda: «La proprietà è stata lungimirante, e ha puntato anche su impianti di acquacoltura.
I conservifici ittici di Lissa e Corzula, che avevano le condizioni per farlo, hanno rinunciato alla maricoltura, chiudendo così i battenti. Abbiamo pianificato di destinare parte dei nostri investimenti in impianti per la produzione di energia solare, ma ora attendiamo che lo Stato croato definisca la relativa quota. Siamo certi che dovremo assumere prossimamente altri lavoratori in quanto la domanda sta crescendo in più parti del mondo».
Tornando ai conservifici isolani, da ricordare che nel 1963 chiusero quelli di Sansego e Unie, nel 1974 fu la volta dello stabilimento di Lussinpiccolo, mentre 22 anni fa si spense la fabbrica di Cherso.
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