Burlo, Udine torna alla carica su malattie rare

Interrogazione in Regione. Il direttore scientifico Tamburlini: «Decisioni che devono essere vagliate dal gruppo tecnico per il Piano materno-infantile». L’ospedale friulano starebbe per affidare un nuovo reparto pediatrico al triestino Bruno Bembi
Si riapre a distanza di pochi mesi una questione che potrebbe rivelarsi delicata per il Burlo Garofolo. L’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine starebbe per aprire un secondo reparto di pediatria o comunque di disciplina correlata che diventerebbe una Struttura complessa così da richiedere la guida di un primario. Il quale sarebbe stato individuato nella figura di «un clinico esperto in malattie rare proveniente dal Burlo Garofolo di Trieste».


Traducendo la descrizione in un nome e cognome, è ovvio che si sta nuovamente parlando del trasferimento a Udine di Bruno Bembi, responsabile al Burlo del Centro di riferimento regionale per le malattie metaboliche (rare), tempo fa già al centro della burrascosa battaglia tra Burlo e Regione a proposito della creazione a Udine di un Centro di coordinamento per le malattie rare, di cui lo stesso Bembi era il favorito direttore, e per il quale invece il Burlo contestò la scelta di Udine, che trascurava le competenza in materia dell’ospedale pediatrico triestino. Il nuovo caso è stato sollevato dal consigliere regionale Roberto Molinaro, capogruppo dell’Udc, il quale ha formulato un’interrogazione alla giunta sull’opportunità di istituire a Udine un «doppione», cioé una seconda pediatria. La notizia sarebbe trapelata dopo che dell’argomento hanno discusso il direttore generale del Santa Maria della Misericordia, Fabrizio Bresadola, con il Collegio di direzione e il Consiglio dei clinici. L’Azienda udinese intanto ha aperto un concorso per soli titoli per l’assunzione a tempo determinato di due pediatri.


«Mi sono accertato - afferma a parte Molinaro - del fatto che l’atto aziendale dell’ospedale udinese, varato il 31 gennaio, prevede una struttura di malattie rare, ma non si vede come sia possibile istituire una seconda pediatria per costruire una posizione primariale, mentre il protocollo d’intesa ospedale-università specifica apertamente che bisogna eliminare i ’’doppioni’’». Molinaro aggiunge, nell’interrogazione, che la popolazione di età pediatrica a Udine è stabile (il Dipartimento diretto da Francesco Macagno, costituito attualmente da Patologia neonatale, Clinica pediatrica e Clinica ostetrico-ginecologica, dichiara una degenza media di sei giorni per i pazienti da zero a 14 anni), e vuole anche sapere «con quali procedure sarà affidato il primariato».


Al di là del singolo caso del medico implicato, che delle ipotesi udinesi non vuol parlare, è il direttore scientifico Giorgio Tamburlini a pronunciare misurate parole: «Si sa che Udine sta pensando a una struttura complessa, non so fino a che punto condivisa, e certamente ogni ente ospedaliero è libero di progettare ciò che vuole, ma resta il fatto che non solo esiste in regione una ’’cabina di regia’’ composta da tutti i direttori generali per tenere sotto controllo lo sviluppo armonico della sanità sul territorio, ma adesso è stato anche formalizzato il gruppo tecnico per l’attuazione del Piano materno-infantile, chiamato a vigilare sulla coerenza con cui in Friuli Venezia Giulia si aprono o chiudono reparti di pediatria». Chiesto a gran voce dopo il burrascoso litigio degli scorsi mesi nel quale il Burlo faceva la voce grossa affinché il suo ruolo di ospedale ad alta complessità per la pediatria non venisse inficiato dall’apertura diffusa di strutture consimili, il tavolo tecnico adesso c’è ufficialmente, ne è responsabile il pediatra di Gorizia Dino Faraguna, «e anche le decisioni di Udine dovranno passare al vaglio di questo organismo» conclude Tamburlini. Quanto a Bembi, «è legittimo che un professionista abbia ambizioni di carriera».

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