Cabinovia di Trieste, il voto slitta verso luglio. Prima toccherà a Tari e bilancio

Fumata nera per la variante. Nuova seduta convocata per mercoledì, poi la pausa per altri atti urgenti

Francesco Codagnone
Il render della cabinovia
Il render della cabinovia

«Non ne usciremo più», lamenta un consigliere lasciando la seduta. Il voto alla variante “Accesso Nord” per la cabinovia non è arrivato neanche ieri, e ormai al settimo giorno di discussione l’unica cosa che l’Aula è stata capace di produrre è un’immagine che per nulla si addice a una decisione così sentita dei cittadini che rappresenta. Insulti, voci che si sovrastano, scontri tra un centrodestra altrimenti chiuso in un inviolabile silenzio e un centrosinistra alle barricate sulla linea dell’opposizione. In tutto questo, il confronto sembra non avere né capo né coda e l’estate appare decisamente lunga.

Ma quanto ancora potrà protrarsi tutto ciò, quante altre sedute serviranno? Molte, a quanto pare, perché in questo contesto attorcigliato finora i consiglieri sono riusciti a esaminare a malapena una bazzecola rispetto alla mole di documenti che restano loro davanti: solo una manciata di emendamenti e 14 opposizioni dei residenti a rischio esproprio, a fronte di altre 131 votazioni ancora da fare tra ulteriori opposizioni, osservazioni, impugnazioni. Nella migliore delle ipotesi, l’approvazione della variante potrebbe avvenire non prima di luglio inoltrato. Forse anche dopo l’udienza fissata al Tar per il 15 e 16 del mese sui cinque ricorsi tuttora pendenti contro l’impianto. Il verdetto sensibile, a quel punto, sarà quello del giudice.

I tempi si allungano ed è pertanto probabile che la discussione sulla variante verrà momentaneamente “sospesa” (o meglio, ci sarà una pausa) per consentire ai consiglieri di approvare altre delibere urgenti. I capigruppo hanno già concordato di aggiornare il Consiglio comunale per mercoledì prossimo a partire dalle 9, e andare avanti con la variante. A quanto emerge, verrà quindi convocata una nuova seduta per lunedì 30 giugno, non dedicata alla cabinovia ma ad altri atti fermi da settimane: le nuove tariffe Tari, un debito fuori bilancio di 550 mila euro dovuto dal Comune ad AcegasApsAmga; se il tempo lo consente, anche la variazione di bilancio estiva. I lavori sulla variante riprenderebbero subito dopo; poi, a quel punto potrebbero richiedere altre settimane.

L’auspicio di tutti è che la discussione possa proseguire in un clima più costruttivo, ma a mancare sono le premesse. Se il centrodestra accusa il centrosinistra di «ostruzionismo irresponsabile, con interventi fuori tema e ripetitivi», l’opposizione ravvisa a sua volta «un contesto in cui il silenzio del centrodestra è assordante, una gestione dell’Aula che consente ripetuti insulti ai consiglieri di opposizione e che, fra ritardi cronici e assenze sistematiche nella maggioranza, fa fare mezzo passo avanti e due indietro ogni giorno», annota Giovanni Barbo del PD: «Di questo passo – dice – non so dove finiremo, mentre la città attende provvedimenti bloccati perché il centrodestra si incaponisce sulla cabinovia».

Ieri pomeriggio è finita in tragedia tra la dem Rosanna Pucci e il sindaco Roberto Dipiazza per via di una “pernacchia” fatta da quest’ultimo in una seduta precedere. Ne è seguito uno scontro che, in pochi minuti, ha visto volare urla e sospendere la seduta, con il presidente Francesco Panteca minacciare di cacciare dall’Aula alcuni consiglieri di centrosinistra: «Mi dispiace per quello che è successo, ma ora cerchiamo di andare avanti, stare insieme e fare quello per cui siamo chiamati», ha infine rotto il ghiaccio il primo cittadino, riportando la pace nei lavori. Ma solo per qualche istante.

Il compromesso tra le parti è del resto impensabile. «La città non merita un sindaco che, oltre ad aver perso il totale contatto con la realtà, ha perso anche tutti i freni inibitori, che sbeffeggia e intimidisce i consiglieri di opposizione: e non merita nemmeno un presidente che, invece, di condannare questi comportamenti, espelle dall’Aula chi lo critica», affonda Paolo Altin di Punto franco. «Si sta scrivendo una brutta pagina della politica locale: e la responsabilità – annota – è in capo a chi con arroganza continua a insistere su un progetto che vede la città contraria». —

 

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