Cabinovia di Trieste, bandiera nera di Legambiente: «Inutile e dannosa»
Per Legambiente si tratta di un «fantasmagorico e contestatissimo progetto» che danneggerebbe un’area tutelata

Come ogni anno, Legambiente ha assegnato le proprie “bandiere” per valutare i progetti sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, spicca la “bandiera nera” al progetto della cabinovia di Trieste, motivata «dalla assenza di valutazioni strategiche in tema di mobilità sostenibile».
La motivazione completa recita: «Per l’insistenza con cui si sostiene e si assicurano copiosi finanziamenti ad un fantasmagorico e contestatissimo progetto che dal Porto di Trieste dovrebbe salire sull’Altopiano del Carso, danneggiando un’area tutelata».
«Uno degli aspetti che emergono dalla nostra campagna – afferma il responsabile Carovana delle Alpi Marco Lepre – è la constatazione di come molto spesso non ci siano risorse da destinare ad opere o iniziative importanti ed attese dalle comunità, mentre i finanziamenti non mancano per quelle inutili o addirittura dannose. Tutto questo è dovuto ad una assenza di pianificazione da parte delle istituzioni pubbliche, pianificazione che comporta, quando viene effettuata correttamente, anche una verifica dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi dichiarati. In questo senso il lavoro di analisi e denuncia contenuto nelle nostre schede, che ormai compiliamo da oltre vent’anni, rappresenta un’utile cartina al tornasole delle politiche rivolte verso la montagna ed il suo ambiente».
Il comunicato completo
Il Carso, contrariamente a quanto si pensa, fa parte del sistema alpino – scrive Legambiente – che si estende dal Colle di Cadibona in Liguria al Valico di Vrata in Croazia. Secondo la Partizione delle Alpi del 1926, è una delle 26 sezioni del sistema alpino. Anche Trieste è considerata ‘parzialmente montana’. Il progetto riguarda la costruzione di una cabinovia dal Porto Vecchio all’altopiano carsico, presentata come soluzione “ecologica” al traffico urbano e inserita nel Pnrr per accedere ai fondi europei.
L’opera, dal costo iniziale di 61 milioni, è destinata a subire aumenti. L’analisi dei documenti e delle rapide delibere di approvazione ha evidenziato superficialità, assenza di valutazioni ambientali serie, mancato rispetto delle procedure normative e stime economiche approssimative che potrebbero causare gravi deficit gestionali. Le dichiarazioni del sindaco Roberto Dipiazza e dei suoi assessori, spesso caratterizzate da toni assertivi e poco inclini al confronto, hanno determinato una reazione articolata da parte della cittadinanza, di associazioni ambientaliste, di esperti del settore e di numerosi esponenti del mondo accademico e culturale.
Nel 2020 è stato istituito un Comitato contro l’Ovovia, affiancato da un Comitato scientifico. Tale soggetto ha formalizzato una richiesta di referendum — subito dichiarato inammissibile —, promosso una petizione pubblica che ha raccolto oltre 17.000 adesioni, elaborato proposte alternative per la mobilità urbana, organizzato manifestazioni pubbliche e intrapreso diverse azioni legali, molte delle quali accolte dalle autorità competenti. Diverse sentenze del Tar hanno annullato alcuni decreti della Regione che autorizzavano l’esercizio della cabinovia e un decreto della giunta regionale ritenuto erroneo, mentre in aprile è attesa una sentenza chiarificatrice sui ricorsi contro la variante al piano regolatore e l’autorizzazione della Regione a questa variante in area Natura 2000 “per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”.
Nel frattempo, il ministero dei Trasporti ha dovuto ammettere che il progetto, non avendo superato il procedimento di Vinca di secondo livello in quanto la stessa Regione ha accertato la sua dannosità per l’area naturale protetta, non rispetta il principio Dnsh e quindi non può utilizzare i fondi Pnrr già stanziati. In aiuto al Comune e alla Regione è intervenuto il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha destinato alla cabinovia quasi 49 milioni di euro, attraverso un’operazione molto discutibile, contro la quale il Comitato No Ovovia ha prontamente presentato ricorso.
Riproduzione riservata © Il Piccolo