Caccia Dominioni riportò in vita villa Pottschenstein

Punti di vista
Diego Kuzmin
Ad Attems Petzenstein il goriziano associa subito il Museo di piazza de Amicis e la villa di Podgora, della quale dopo i bombardamenti della Prima guerra rimase la facciata, poi demolita allo scopo non troppo recondito di stemperare quella parte di storia che ricordava la secolare epoca asburgica di Gorizia. Ambedue i palazzi vennero costruiti da Nicolò Pacassi (1716-1790), in quello stile tardo rococò che poi si sarebbe chiamato “Teresiano”, contraddistinto negli interni da stucchi bianco e oro e negli esterni da facciate con rilievi minimi, dove l’angolo diventa evanescente.
Famiglia importante a Vienna, fu grazie alle sue entrature che Pacassi divenne l’architetto di Maria Teresa d’Austria (1717-1780), di un anno più giovane, al servizio della quale si pose, a soli 27 anni, nel 1743 per completare la reggia di Schönbrunn, venendo poi nominato architetto di corte dieci anni dopo.
Meno nota è invece l’origine della casata, imparentata con gli Attems Santa Croce. In “Nobiltà della Contea” (della Laguna, 1999), Giorgio e Renata Geromet raccontano che il capostipite del ramo Petzenstein fu Ulvino, figlio del notaio-cancelliere di Gorizia Federico d’Attimis, che divenuto vice capitano della Contea nel 1540 organizzò la costruzione del Santuario di Monte Santo, anch’esso bombardato e ricostruito in altro stile nel dopoguerra. Il di lui figlio Andrea, dopo aver vissuto a Innsbruck alla corte dell’arciduca Carlo, scese verso Gorizia e si fece costruire a Peci un palazzo fortificato chiamato Pottschenstein, al quale venne concesso il diritto d’asilo e al suo proprietario il predicato di von Petzenstein.
Proprio come per la villa di Piedimonte, dopo il turbine della guerra, anche dell’imponente edificio nobiliare di Peci non è rimasto quasi niente. Sulle fondamenta di quello che era stato il palazzo Petzenstein di Rupa, una quarantina d’anni fa Paolo Caccia Dominioni (1896-1992), che abitava lì vicino a Gabria nella soffitta di piazza Indipendenza 5, realizzò una bella villa di campagna che ricorda, in modo forse fantasioso, il lontano trascorso rinascimentale nella stilizzazione del frontone nell’immagine tratta da testo, a supporto del grande lampione di ferro battuto, scortato ai lati da camini d’ispirazione veneta. Un bell’edificio costruito in via Sauro, oggi via Srečko Kosovel 57, dalla professoressa Gina Cantoni, discendente della famiglia Lenassi, per trascorrevi con il marito americano Dich Heiser la parte italiana dell’anno. –
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