Cacciatrice triestina uccisa da una fucilata sul Carso: aperto un fascicolo per omicidio colposo
Marzi Wildauer è stata raggiunta da uno sparo accidentale
partito dall’arma di un compagno nel corso di una battuta

La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo sulla drammatica morte della sessantenne triestina Denise Marzi Wildauer, uccisa da uno sparo esploso durante una battuta di caccia a Basovizza. È successo giovedì attorno alle 10 di mattina. La donna, di professione agente di commercio e cacciatrice con un’esperienza decennale, stava prendendo parte alla spedizione. Gli obiettivi erano le lepri e i fagiani.
Cos’è successo
In quel momento Marzi camminava nel bosco situato nella zona retrostante alla Foiba assieme a un compagno: l’ottantenne muggesano Dario Peracca. Lo sparo è partito accidentalmente dal suo fucile. Un tragico incidente. La donna è deceduta di sera, all’ospedale di Cattinara. I chirurghi l’hanno sottoposta a un lungo e delicato intervento in sala operatoria, ma la paziente è spirata poco dopo l’operazione.
Le indagini
Sul caso stanno indagando la Squadra mobile e la Polizia scientifica, diretti dal pm Ilaria Iozzi. Gli agenti hanno trasmesso gli atti al magistrato, comprese le testimonianze di chi era presente quella mattina nella radura. Una quindicina i cacciatori, soci della Riserva di Basovizza, impegnati nella battuta mattutina: una parte percorreva il versante che dà sul monte Cocusso, mentre l’altra – un gruppo di sette persone – gravitava sulla zona contigua alla Foiba e all’area della Grotta Nera nel bosco Bazzoni. Sono stati sentiti dagli investigatori sia sul posto che, in serata, negli uffici della Questura.
La testimonianza dell’ottantenne
Naturalmente è stata raccolta la testimonianza dell’uomo dal cui fucile è partito il colpo. L’ottantenne, raggiunto telefonicamente dal Piccolo (il suo racconto è pubblicato nella pagina qui a destra, ndr), sostiene di essere stato investito improvvisamente da un ramo che gli ha spostato l’arma, azionandola. Marzi in quell’istante si trovava proprio dietro, a tre-quattro metri di distanza.
Lo sparo ha centrato in pieno la donna
Lo sparo l’ha centrata sulle gambe e sul ventre. Non si è trattato quindi di un unico proiettile: per questo genere di attività, infatti, si utilizza un munizionamento “spezzato”, così in gergo. La cartuccia, quando esce dalla canna, irradia molteplici pallini formando la cosiddetta rosata. E con l’attrito dell’aria si allargano a raggiera come una sorta di sciame allungato. Un effetto devastante: lo sparo ha lesionato vari punti e organi vitali della donna: le gambe (da quanto risulta pure un’arteria), il basso addome e il torace. Come constatato in ospedale, i pallini erano conficcati ovunque, anche nel femore e in altre ossa.
I soccorsi immediati
La donna è stata subito soccorsa dai compagni di caccia. Quando i sanitari dell’automedica e dell’ambulanza del 118 sono arrivati sul posto la sessantenne stava per morire dissanguata. I medici e gli infermieri sono riusciti a salvarla. Ma le lesioni erano troppo gravi e troppo estese: la donna, nonostante l’intervento chirurgico, è deceduta.
Il cordoglio del fratello
La sessantenne era una rappresentante di commercio nel settore dei prodotti parafarmaceutici. Non era coniugata e non aveva figli. Coltivava la passione della caccia da circa trent’anni. «La famiglia e tutti gli amici sono profondamente addolorati e sconcertati», afferma il fratello Maurizio Marzi Wildauer, presidente della Trieste Trasporti. «Mia sorella era molto conosciuta e ben voluta».
Parole di cordoglio dall’intera categoria di appassionati: «La Federazione cacciatori Fvg, l’Arcicaccia e i loro associati sono vicini alla famiglia, ai parenti e amici di Denise per il tagico evento – così il presidente di Federcaccia Fvg Luca Carocci – purtroppo è accaduto un fatto drammatico che lascia costernato il mondo venatorio». —
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