Cade la destinazione a parco dell’area agricola di 100 ettari

GRADISCA Per i tecnici era diventato una specie di buco nero nel piano regolatore. Per gli esperti di diritto, un’autentica stortura giuridica. Per i 70 proprietari, infine, un sopruso: un parco...

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Per i tecnici era diventato una specie di buco nero nel piano regolatore. Per gli esperti di diritto, un’autentica stortura giuridica. Per i 70 proprietari, infine, un sopruso: un parco “virtuale” su cui non potevano accampare alcun diritto, neppure quello di coltivarci il radicchio. Figuriamoci edificare. Ma dopo14 anni la folle vicenda del cosiddetto “parco agricolo”, un’area incolta di ben 100 ettari fra le vie Aquileia, Pian, King, Udine e fino al borgo Santa Maria Maddalena, può dirsi almeno in parte conclusa. Il consiglio Gradisca ha infatti approvato con voto unanime le direttive della “storica” variante 27 del Piano regolatore comunale, che vanno di fatto a eliminare dall’area (agricola) il vincolo urbanistico a parco. Anche se – si è affrettato a chiarire il sindaco Tommasini – «non si tratta nella maniera più assoluta del primo passo verso un’edificabilità selvaggia». Dai banchi condivisione bipartisan. Per i consiglieri di maggioranza Lorenzon (Pd) e Sciapeconi (Rinnovare), così come quelli d’opposizione Cocco e Verdimonti «sacrosanto restituire il diritto alla proprietà privata ai concittadini: ma ora niente assalti alla diligenza». Probabile la redazione di un odg a riguardo. Giova ora ricordare perchè quei 100 ettari si trovassero in un limbo. La questione affonda le radici nell’ era-Fabris: era il 1997 (nel '99 arrivò poi il placet della Regione) quando l'amministrazione di allora licenziò una variante al piano regolatore coniando ad hoc per l'area la definizione di parco - sovrapponendola a quella attuale di verde agricolo - con l'intento di far rispettare i parametri urbanistici. Lo scopo era scongiurare proliferazioni edilizie in quell’area, favorendo lo sviluppo di costruzioni in altri rioni, e infine preservare uno dei rari polmoni verdi della cittadina. E così ecco il parco-fantasma, le cui direttive urbanistiche parlavano di vocazione virtuale (appunto rimaste tali) a divenire un sistema arboreo destinato solo all’impianto di prati ed essenze tipiche. Cosa mai avvenuta. «Non possiamo neppure piantare un frutteto» si lamentavano i proprietari. Negli anni la richiesta di variante dei cittadini fu bocciata anche dalla successiva giunta Tommasini, che decise di mantenere il doppio vincolo. Ma dopo un lungo percorso tecnico e politico martedì le istanze dei 70 proprietari sono state accolte.

Luigi Murciano

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