Cambio di sesso finito male, tutti prosciolti
Scagionati i 12 chirurghi di Cattinara indagati dopo la denuncia di una paziente. Decisiva la perizia disposta dalla magistratura

Chirurghi impegnati in un'operazione chirurgica in una foto d'archivio senza data. Violano il codice deontologico i medici che sottopongono ad interventi pazienti "inoperabili" e afflitti da patologie che lasciano loro solo poco tempo di vita, anche nel caso in cui sia stato proprio il paziente a dare il suo consenso informato all'operazione. Lo sottolinea la Cassazione. EPA/CLEVELAND CLINIC / HO EDITORIAL USE ONLY / NO SALES
Erano accusati di aver causato dei danni permanenti a una paziente, colpita da gravi complicanze in seguito a un intervento per il cambio di sesso nel lontano 2002. Nei giorni scorsi, però, hanno ottenuto l’archiviazione dal Gip Luigi Daniotti del tribunale di Trieste. Sono i dodici chirurghi della clinica urologica dell’ospedale di Cattinara, tutti assistiti dall’avvocato Giovanni Borgna del foro di Trieste. La dozzina di sanitari faceva parte dell’equipe del professor Emanuele Belgrano (ora in pensione), tra loro anche il medico Carlo Trombetta.
Il caso aveva avuto inizio 15 anni fa, quando una paziente 40enne aveva effettuato un intervento per il cambio di sesso, con la trasformazione chirurgica dei genitali e la costruzione di una vagina artificiale. Qualche anno dopo, si leggeva nell’esposto presentato dalla paziente in Procura, si erano manifestate delle complicazioni: una serie di aderenze che avevano di fatto impedito una normale vita sessuale. A queste si erano aggiunte lesioni dell’apparato urogenitale e dell’intestino, che avevano costretto la paziente a utilizzare ausili particolari per adempiere alle normali funzioni fisiologiche. Vicende tanto più traumatiche, se si considera che seguirono la già difficile scelta di sottoporsi all’operazione per il cambio di sesso.
Si trattava però, afferma in un comunicato il legale dei medici, di complicanze «prospettate in sede di sottoscrizione del primo consenso informato». La paziente, dopo una serie di valutazioni cliniche, aveva ritenuto invece che vi fosse una responsabilità da parte degli autori di quella operazione e di quelle successive, volte a eliminare (invano) le complicanze.
Per fare chiarezza sulla vicenda il pubblico ministero Cristina Bacer, ancora nel 2015, ha fatto richiesta di un incidente probatorio al Gip.
È proprio l’esito di quella perizia ad aver dato la svolta al processo. I tecnici nominati per eseguirla hanno infatti stabilito «l’insussistenza del nesso causale tra il pur accertato ritardo diagnostico-terapeutico e le lesioni subite» dalla paziente.
Preso atto dell’esito dell’incidente probatorio, la pm Bacer ha chiesto quindi al Gip l’archiviazione del provvedimento.
Ai tempi il professor Belgrano commentava: «Ogni intervento chirurgico può essere gravato da complicanze. Anche per questo motivo esiste la formula del consenso informato. E cioè il paziente viene messo a conoscenza di tutte le eventualità conseguenti all’intervento. Ci si augura che le complicanze non si verifichino. Ma non si può parlare di cattiva prestazione».
Questa posizione ha trovato ora il sostegno dei tecnici e quindi della magistratura. Il responsabile della struttura per il cambio di sesso, il dottor Stefano Bucci, è sollevato, anche se sottolinea di non esser «mai stato veramente preoccupato»: «Noi siamo sempre stati fiduciosi nell’operato della magistratura e dei vari periti. Eravamo molto tranquilli e sereni sull’esito della vicenda, ci aspettavamo una conclusione di questo tipo». Aggiunge ancora Bucci: «Eravamo ovviamente anche dispiaciuti, perché spiace quando accadono queste cose».
L’attività del reparto, prosegue, non è stata influenzata dalla vicenda: «Abbiamo continuato e continuiamo a fare il nostro lavoro. Il processo non ha scalfito né la nostra professionalità né la nostra abitudine a lavorare al massimo delle nostre possibilità».
La chirurgia, conclude, non è una pratica esente da rischi: «Purtroppo gli interventi chirurgici conoscono possibili complicanze. È per questo che esiste il consenso informato. L’operazione per il cambio di sesso è importante, molto sofisticata ma dal punto di vista della percentuale di rischio non è diversa da tutti gli altri interventi chirurgici».
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