Canestri, risate e brindisi volanti nella sfida tra campioni e dilettanti

Ben più di un semplice torneo estivo. Il “San Lorenzo” era un’occasione per tutti gli appassionati di pallacanestro di ritrovarsi, di vivere alcune serate giocando, di prolungare le partite in un virtuale “quinto tempo”, da trascorrere al fresco delle numerose osterie servolane, discutendo, programmando, ricordando i momenti belli. «Ma soprattutto - come spiega Doriano Iacuzzo, indimenticato campione della Pallacanestro Trieste targata Hurlingham, più volte protagonista sotto i canestri di Servola - il “San Lorenzo”, grazie alla sua particolare formula, rappresentava per gli sconosciuti o quasi l’opportunità di giocare qualche partita a fianco dei campioni». Il meccanismo era in effetti tanto semplice quanto accattivante: «I giocatori - ricorda Giuliano Comici, figlio di quel Lorenzo detto il “Duca”, storico dirigente della Servolana e per anni animatore del torneo, per ricordare il quale ancora oggi gli ex cestisti della Servolana organizzano ogni anno un memorial - si iscrivevano da soli. Si partecipava dando nome e cognome e pagando una piccola quota. Concluse le iscrizioni - aggiunge Comici, oggi apprezzato cronista delle corse al trotto di Montebello - una commissione tecnica formava le squadre in base ai ruoli e al potenziale tecnico».
«Capitava così - riprende Iacuzzo - che, accanto ai professionisti, nella stessa squadra militassero semplici appassionati o giocatori di categorie più modeste. Il che aumentava la componente d’incertezza e divertimento della manifestazione». Gli aneddoti si accavallano: «Ricordo un giocatore statunitense - racconta Iacuzzo che, prima di approdare a Trieste, aveva vinto la Coppa delle Coppe con la Simmenthal Milano, nel 1972 - parente dei Pozzecco che, essendo militare a Napoli, raggiungeva Trieste in elicottero, pur di poter giocare il San Lorenzo».
Alberto Tonut, cestista triestino dalla straordinaria carriera, campione d’Europa con la Nazionale nel 1983 a Nantes, ha un ricordo bellissimo: «Ero giovane - precisa - promettevo bene, ma non ero ancora diventato un professionista. Militare nel “San Lorenzo”, affrontando giocatori come Bariviera e Cottini fu per me un battesimo sportivo indimenticabile. Fra l’altro a Servola, su quel campo all’aperto - prosegue Tonut - mossi i miei primissimi passi con la maglia di ricreatorio Padoan. Ho saputo - conclude il campione triestino - che, grazie all’apertura del nuovo campo di pallacanestro a Servola, si pensa di riproporre il “San Lorenzo”. Fosse così - conclude - mi impegno fin d’ora a esserci. Quel torneo per me ha significato tanto e quando si tratta di fare qualcosa per lo sport triestino sono sempre pronto». Franco Pozzecco, anch’egli componente della storica Hurlingham, oggi dirigente della Servolana, ricorda con grande gioia «le belle estati a Servola, in campo e attorno al campo. Il “San Lorenzo” - sottolinea - l’ho giocato almeno una dozzina di volte. Di aneddoti ne potrei raccontare a decine. Uno in particolare esprime lo spirito della manifestazione - continua - e riguarda un tifoso che veniva immancabilmente a bordo campo ogni sera. Era un tipo molto allegro e guadagnava più volte il bancone del bar che era situato dietro a uno dei canestri. Ricordo che, segnato un canestro a due passi da lui - racconta Pozzecco - mi invitò a bere qualcosa. Io uscii dal rettangolo di gioco, mentre gli altri avevano già ripreso l’azione, vuotai rapidamente il bicchiere che mi aveva fatto preparare e ripresi velocemente la via del campo. Perché il “San Lorenzo” - conclude - era tutto questo. Un appuntamento sportivo, di amicizia, di allegria tipicamente triestina, di spontaneità e semplicità. Durante il quale era possibile vedere all’opera giocatori di assoluto rilievo, come Bariviera e Meneghin, tanto per fare un paio di nomi. E non mi sembra poco». (u.s.)
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