Cantiere del carcere finito entro il 2019 «Ma sui detenuti vigilano 21 agenti»

Sindacati di polizia penitenziaria sul piede di guerra a Gorizia, tanto che all’orizzonte potrebbero profilarsi stati d’agitazione e iniziative di protesta. Il nodo del contendere è sempre lo stesso, ormai da anni, ovvero la situazione a dir poco difficile del personale che opera nel carcere di via Barzellini interessato in questi mesi da lavori di adeguamento e recupero di un’ala oggi in disuso. E proprio sui lavori si è concentrato mercoledì nel suo incontro con i rappresentanti sindacali il nuovo direttore (pro tempore) della casa circondariale Vittorio Casarano, spiegando che il cantiere sta procedendo secondo le previsioni e che il 2019 dovrebbe essere l’anno dell’ultimazione dell’intervento. Un intervento che porterà ad ampliare la capienza del carcere fino a una novantina di posti, recuperando appunto gli spazi oggi non agibili.
Dal confronto con il direttore però, fanno sapere i sindacati, non sono arrivate quelle risposte che si attendevano invece sul fronte del personale, a partire ad esempio dall’organizzazione delle ferie di Natale e Capodanno: non esattamente un dettaglio per agenti di polizia penitenziaria ormai costretti regolarmente a saltare ferie, turni di riposo e congedi per assicurare il servizio. «La situazione è insostenibile, e proprio per questo abbiamo trasmesso il verbale dell’incontro dell’altro giorno al Provveditore delle carceri, anche per lanciare un messaggio preciso, ovvero che noi stiamo per scendere in campo se le cose non cambieranno – dice netto Leo Angiulli, della Uil Penitenziari –. Perché possiamo anche parlare dei lavori e dell’ampliamento della struttura, ma se poi non c’è il personale per farla funzionare siamo al punto di partenza».
Al momento in via Barzellini sono operativi appena 21 agenti che, dopo la riduzione della capienza del carcere legata proprio ai lavori in corso, vigilano su una trentina di detenuti. «Sta di fatto che spesso non riusciamo a garantire nemmeno il minimo istituzionale di due agenti per turno in tutta la struttura, i turni che da contratto sottoscritto dovrebbero essere di sei ore toccano invece anche le dodici ore, sempre che non ci siano delle emergenze, e ci sono ancora ben 800 giorni di congedo non fruito da finire. Parliamo di diritti del personale che vengono sistematicamente violati. Non si può andare avanti in questo modo». I sindacati sono determinati ad andare fino in fondo questa volta, a costo di interessare della questione direttamente Roma. Anche sui lavori di adeguamento e messa in sicurezza della nuova ala del carcere, poi, Angiulli osserva che «non sono stati affiancati da alcun tipo di intervento sugli spazi e i luoghi di lavoro destinati al personale, che da anni denunciamo essere inadeguati, insufficienti e persino insalubri». Certo non aiuta a migliorare le cose a Gorizia come altrove del resto, fa notare Angiulli, la persistente precarietà dei vertici, con dirigenti che cambiano spesso e che non hanno la possibilità di incidere veramente. Ecco allora che una sorta di provocazione può diventare addirittura l’unica soluzione reale e percorribile per tamponare una situazione al collasso. «Mi viene da dire che se non è possibile aumentare gli organici e concedere le ferie e i riposi a cui gli agenti hanno diritto – conclude il segretario della Uil Penitenziari – si dovrebbe pensare a ridurre la casa circondariale a presidio fino a che non saranno conclusi i valori, senza più ricevere nuovi detenuti e riducendo così il personale che potrebbe finalmente ottenere i congedi». —
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