Cardiologia, impiantato a un paziente di 37 anni defibrillatore sottopelle

Il primario facente funzioni Flavio Faggioli: «È la prima volta che in provincia si esegue un intervento di questa difficoltà»
Di Francesco Fain
Medics
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«Mai prima d’ora negli ospedali della provincia di Gorizia era stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo su un paziente. Lo annunciamo con orgoglio. Tutto è andato nel migliore dei modi».

È visibilmente soddisfatto il primario facente funzioni del reparto di Cardiologia di Gorizia Flavio Faggioli. È lui a chiamare la redazione per sottolinearlo. È lui a spiegare, attraverso una breve nota, l’importanza dell’operazione.

Nonostante l’organico ridotto e l’attesa per il concorso per la nomina del nuovo primario, la Cardiologia di Gorizia non si ferma e continua il suo percorso di crescita professionale iniziato ormai da qualche anno con l’organizzazione di diversi congressi in ambito regionale e nazionale e con la creazione di un nuovo ambulatorio dedicato ai pazienti che assumono i Nuovi anticoagulanti orali. Infatti, l’equipe di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione della Soc di Cardiologia di Gorizia composta dal dottor Flavio Faggioli Flavio (primario f.f.), dal dottor Stefano Bardari e dagli infermieri Marco Carconi Marco, Nejc Krump, Tatjana Savli hanno eseguito un innovativo intervento, posizionando «un defibrillatore sottocutaneo in un giovane paziente di 37 anni. Questo intervento - sottolinea Faggioli - è il primo nella nostra provincia e testimonia ancora una volta l’attenzione della Cardiologia di Gorizia per l’innovazione scientifica al servizio del paziente. Il defibrillatore sottocutaneo dà una scossa salvavita come un normale defibrillatore impiantabile, ma l’elettrodo si inserisce sotto la cute e non nel cuore assicurando una maggior durata e un più corretto funzionamento del dispositivo». «Questo, infatti, ha le stesse funzioni di riconoscimento e trattamento degli altri defibrillatori normalmente posizionati per via endovascolare ma con il vantaggio di non avere cateteri nel miocardio, riducendo quindi i rischi legati alla procedura. Il nuovo strumento, che ha un costo paragonabile a quello degli apparecchi standard, garantisce, inoltre, ulteriori vantaggi come la riduzione delle infezioni intravascolari e cardiache e una minore usura: gli elettrodi dei defibrillatori standard, in un caso su cinque hanno deficit di funzionamento dopo 7 anni e mezzo dall’impianto, rendendo necessario l’espianto del catetere. Un problema rilevante, in quanto oggi l’età giovane dei pazienti impiantati determina una maggior probabilità di usura e quindi di rimozione del catetere - aggiunge il primario facente funzioni -. Ma togliere un catetere, infetto o danneggiato, per inserirne uno nuovo è un’operazione non priva di rischi. Il limite di questo strumento è data dal fatto che non ha funzioni anti bradicardia e quindi i pazienti che necessitano di una stimolazione miocardica non potranno beneficiare di questo device ma sottoporsi all’impianto di un defibrillatore convenzionale, in attesa che la ricerca scientifica fornisca ulteriori innovazioni».

Le competenze sviluppate dall’équipe hanno anche consentito di avviare in collaborazione con la Radiologia di Gorizia l’attività di risonanza magnetica nei portatori di pace-maker e defibrillatori impiantabili: «cosa che non avviene in tutti gli ospedali come ad esempio a Trieste che in caso di necessità si appoggia su Gorizia», conclude orgoglioso Faggioli.

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