Casa Mazzoli, flop milionario

Quando fu costruito, nel 1908, il palazzone di via don Bosco si stagliava all’orizzonte di Monfalcone come l’edificio più alto della città. Un “grattacielo” in stile liberty da fare invidia perfino alle signorili ville di Gorizia. Oggi, invece, casa Mazzoli rappresenta un paradosso tutto monfalconese: vuota e inutilizzata - nonostante la pregevole architettura - da oltre tre anni, dopo che i tentativi di alienazione sono andati deserti, continua indefessamente a pesare sulle casse pubbliche per gli oneri a essa connessi.
Dal 2007, infatti, il Comune ha versato qualcosa come 60mila euro (stima in difetto) per il noleggio dell’impalcatura installata in via don Bosco: uno scheletro in ferro e rete per evitare che pezzi di intonaco crollino sulla testa dei passanti, procurando ferimenti. Stando alle ultime dichiarazioni dell’assessore alle Politiche sociali, Cristiana Morsolin, la partita del fabbisogno immobiliare si gioca ora sul social-housing e Casa Mazzoli, in tal senso, costituirebbe una pedina importante.
Tuttavia, almeno finora, l’immobile si è rivelato come una vera e propria zavorra. Il 23 dicembre ’98, l’ente locale ha acquisito l’immobile da Fincantieri per 531mila euro (un miliardo 27mila di vecchie lire), oggi rivalutato sulla base degli indici Istat per un importo pari a 711mila euro. L’acquisto è avvenuto al netto ricavo di un mutuo in corso di erogazione dalla Cassa depositi e prestiti, l’operatore di riferimento per gli enti pubblici.
«Calcolando il piano di ammortamento sulla base dei tassi dell’epoca, pari al 4,5 - sottolinea il consigliere di Rinnoviamo Monfalcone Anna Maria Cisint - il Comune in 10 anni ha versato, solo per gli interessi 126mila 345 euro. Ebbene gli anni sono passati e Casa Mazzoli, inizialmente acquisita all’interno del Contratto di quartiere con la specifica funzione di alloggio di interscambio, è rimasta inutilizzata».
Di una sua possibile cessione all’Ater si parlava già nel 2009, ma il progetto ancora non è stato concretizzato: ora si parla di social-housing «ma - spiega ancora Cisint - sfuggono i modi e i tempi nei quali l'assessore Morsolin vorrebbe portare a termine il suo obiettivo dal momento che mancano riferimenti normativi e possibilità di trasferire in maniera fattiva la volontà sul piano operativo».
Resta il fatto che Casa Mazzoli rappresenta una spina nel fianco dell'amministrazione: il suo possibile riutilizzo a residenza convenzionata, necessiterebbe di ingenti costi d’opera, tant’è che il relativo quadro economico si attesterebbe sui 3,6 milioni di euro. Somma necessaria a ridefinire internamente gli spazi in modo da ricavare più alloggi. A mettere i bastoni tra le ruote, poi, anche la crisi del settore immobiliare, che evidentemente - alla luce dei tentativi falliti di alienazione – rende meno praticabile l’investimento di privati. Nel piano di alienazione del 2011 (quello per quest’anno deve essere ancora redatto, anche alla luce del prossimo bilancio previsionale) il valore dell’immobile era stimato in 600mila euro.
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